In questa lontana provincia dell’impero arrivano ancora intermittenti i tenui segnali di ripresa dell’economia nazionale. Fa piacere insomma sapere che lo spread è sotto quota 300 e che le borse risalgono, ma la produzione e i consumi continuano a soffrire terribilmente. E’ normale in fondo che sia così: ci vuole tempo perchè il miglioramento della situazione finanziaria si traduca sull’economia reale. Ma è una consolazione che consola fino a un certo punto tutti coloro che continuano a stringere i denti: si vedano non soltanto i tanti senza lavoro o i cassintegrati ma anche i negozi (ne parliamo oggi) che continuano a chiudere anche nel salotto buono, rappresentazione quasi plastica di quanto Arezzo soffra ancora gli effetti della peggiore recessione dal ’29.

Persino la cronaca nera paga pegno alla crisi. Si veda il caso emblematico del pensionato che si è impiccato perchè colpito da una forma insolita di depressione: temeva, apparentemente senza motivo, che i tagli sulle pensioni decisi da Monti si riflettessero sulla sua piccola microeconomia domestica. Quasi il simbolo di come la recessione pesi non solo sulle nostre tasche ma persino sull’inconscio dei singoli.

E tuttavia, in un quadro che resta fosco, c’è qualche raggio di sole che almeno rischiara la scena. Si veda quella che probabilmente è la notizia più importante della settimana, l’offerta per UnoAerre di Sergio Squarcialupi che rilancia quella degli americani di Richline. Non staremo qui a discettare su quale delle due proposte sia la migliore (di tifosi ce ne sono già troppi) ma il fatto stesso che ci sia ancora gara per contenderselo è una dimostrazione di vitalità del Colosso dell’oro, che qui resta come la Fiat, l’emblema dell’economia produttiva, la locomotiva del settore trainante di questa città, cioè il metallo prezioso, che di questi tempi ha le sue pene da patire.

Proprio UnoAerre sembra cavarsela meglio delle consorelle minori del distretto. E’ ancora appesantita dalle conseguenze finanziarie del concordato (e prima ancora di una gestione che l’aveva portata alla liquidazione) ma ha fondamentali capaci di farle superare le difficoltà: un management finalmente efficiente (di Squarcialupi si potrà dire quel che si vuole, ma il suo mestiere lo sa fare bene), un personale di grande professionalità (persino gli americani di Buffett lo considerano uno degli assett più positivi), un marchio che pesa ancora nel mondo.

Piano piano, insieme a UnoAerre, sta rinascendo anche Eutelia, che si appresta a sperimentare la cura De Simone. Medicina sicuramente amara, ma indispensabile dopo le megalomanie del passato. Più difficile la situazione di Ciet, che però ha almeno presentato un piano di ristrutturazione del debito. Segno che le grandi aziende si muovono. Di loro c’è bisogno per ripartire. Perchè piccolo (nel senso di impresa) è bello, ma non basta.