Il peso dell’UnoAerre va molto al di là dei numeri di un colosso che colosso non lo è più da tempo. Lo dice il fatturato che, tanto per dirne una, è stato nell’anno passato dieci volte inferiore a quello della Chimet: come dire che il figlio ha stracciato la casa madre. Ma l’azienda, oggi trasferita a San Zeno, conta ben più del suo valore nominale.

Conta come simbolo del miracolo economico aretino, conta per le famiglie che grazie ad essa vivono, conta per il potenziale che pare ancora capace di esprimere. Sotto la guida di Sergio Squarcialupi, la UnoAerre sta infatti tagliando traguardi importanti, uno dietro l’altro. Intanto, sono stati centrati gli obiettivi del piano industriale.

Le catene di produzione stanno poi funzionando a regime, anche con personale fatto rientrare dalla cassa integrazione. L’andamento sul mercato è infine positivo: solo una frenatina ad aprile ma per il resto tutti numeri in crescita. Non c’è da cantare vittoria, ma le premesse sono quantomeno incoraggianti. Adesso arriva un altro snodo importante, l’omologazione del concordato, preludio al bando di vendita.
 
E’ evidente che il boccone è oggi più appetibile di ieri. E’ altrettanto evidente che l’occasione non può andare sprecata e che l’identikit ideale del compratore è già chiaro nei dettagli. Non è invece chiaro, né Squarcialupi per ora lo chiarisce, quale sarà l’esito di una vicenda che ci fa stare tutti con il fiato sospeso.