Arezzo, 3 novembre 2010 - Bene la produzione, che sale del 3,5%, male l’occupazione che diminuisce del 3%. Questo emerge dal rapporto della Camera di Commercio sul secondo trimestre 2010.  A due anni dallo scoppio della crisi, si chiariscono i contorni di una congiuntura che molto lentamente recupera spazi produttivi, ma non risolve ancora i problemi occupazionali sorti a cavallo del 2008 e 2009.

Anzi, sono quest’ultimi che preoccupano di più e lasciano sul terreno strascichi sociali che, a quanto sembra, sono destinati a perdurare. In questa direzione si muovono le indicazioni che arrivano dalle indagini in cantiere, che saranno presentate per delineare quanto accade nel territorio. Non tutti i parametri economici sono ancora disponibili, ma quanto emerge evidenzia i fenomeni in atto e conferma che le imprese recuperano terreno, grazie soprattutto alla ripresa delle esportazioni. Resta al palo invece la domanda interna.


Il numero dei disoccupati, secondo la Cgil si attesta attorno a 8.500 unità, un dato che risente delle ultime stime ancora in crescita. Secondo le verifiche in corso, ferme al secondo trimestre dell’anno, si è registrato un ulteriore incremento che si aggira attorno al 3%. Quel 5,7%, ultimo tetto raggiunto dalla disoccupazione, è destinato a fare un ulteriore balzo in avanti. Il trend risente maggiormente delle uscite dal mercato del lavoro che investe le imprese più piccole, mentre quelle grandi, con livelli di occupazione, che superano le 200 unità, il fenomeno appare più contenuto.


Le difficoltà maggiori arrivano dalle aziende manifatturiere che non riescono a riposizionarsi nel mercato o devono lottare per il reperimento del credito. Il modello economico scelto fa leva, infatti, sul contenimento della domanda interna, sul risanamento del debito pubblico e sulla capacità di crescita delle vendite all’estero, che comunque confermano la vitalità della nostra imprenditoria locale.


L’aumento della produzione tocca percentuali ancora inferiori a quelli regionali e nazionali, ma nel secondo trimestre porta alla ribalta un bel 3,5% in più. Il risultato scaturisce da un mix di settori, in cui alcuni volano in alto e altri ancora restano fermi al palo. Va bene l’elettronica che conferma un vero e proprio boom, va abbastanza bene l’alimentare e la meccanica, ma con quote molto più contenute. Ancora negativi i valori della produzione orafa se depurati della crescita delle quotazioni del metallo. Le quantità di metallo lavorato continuano a calare anche se i fatturati lievitano per colpa dei costi della materia prima. Meritano di essere sottolineate, come afferma l’assessore Borghesi, le caratteristiche della disoccupazione aretina, che vede prevalere le donne con il 62% del totale e la componente di nazionalità italiana con una quota pari all’80%.

Pesa come una scure sul mercato del lavoro la mole delle richieste di cassa integrazione, talvolta inoltrate per effettiva necessità, ma che in taluni casi è sollecitata per ridurre i costi del personale e riequilibrare la gestione delle aziende. Nella prima parte dell’anno la cassa integrazione straordinaria diminuisce del 22%, quella ordinaria del 37%, mentre quella in deroga che interessa le piccole imprese è esplosa al 484% in più. Il fenomeno, dunque, non sembra esaurirsi. Preoccupa l’assessore Borghesi la constatazione che nel mese di ottobre non si sono rilevate solo proroghe degli ammortizzatori sociali, ma anche nuove imprese che per la prima volta hanno avanzato una domanda per utilizzare questo strumento. "E’ la prova — afferma l’assessore — che la crisi è tutt’altro che finita e che sono necessari investimenti da parte del governo sulle infrastrutture, più attenzione a innovazione e formazione, un migliore accesso al credito delle imprese ed una capacità maggiore di fare sistema".