Resurrezione di Piero, un trasloco di pochi metri: dipinta in un'altra sala del palazzo?

Paola Refice: "Ci deve essere stato un motivo molto grave per un trasferimento complesso: la rimozione di una tonnellata di peso"

Restauratrice al lavoro

Restauratrice al lavoro

Arezzo, 24 novembre 2016 - C'è fermeno nel mondo dell’arte. Dopo che i lavori di restauro sulla Resurrezione di Piero della Francesca hanno messo in evidenza che il capolavoro del maestro biturgense non è stato dipinto lì dove si trova adesso, cioè nella Sala dei conservatori della Residenza sede del museo civico, ma altrove, fioccano le ipotesi.

Su quell’ «altrove» stanno adesso studiando gli esperti della Soprintendenza, guidati dalla dottoressa Paola Refice, e quelli dell’Opificio delle Pietre Dure, sotto la direzione di Cecilia Frosinini, gli enti responsabili dei lavori di restuaro. È Paola Refice a spiegare quali ipotesi sono ora al vaglio degli studiosi: «Un lavoro del genere per l’epoca era molto costoso. La Resurrezione è stata staccata “a massello“, vuol dire che è stata segata una fetta di muro, probabilmente alleggerendone un po’ il retro.

Stiamo comunque parlando di un peso notevole, una tonnellata e anche più. Teniamo conto che per quei tempi era molto più conveniente ingaggiare un pittore minore in luogo di un bravo capo mastro muratore».

Quindi, è il ragionamento degli esperti della Soprintendenza, se c’è stato questo spostamento doveva esserci un motivo importante: «Non avrebbe avuto senso – continua Refice – spostare un muro tanto pesante con il rischio di rompere l’opera se non per una ragione veramente valida. Inoltre, riteniamo che lo spostamento sia stato di una decina di metri, penso fosse praticamente impossibile fare un trasloco del genere a distanze superiori. Qualcosa deve aver determinato lo spostamento, per questo la dottoressa Paola Benigni sta battendo a tappeto tutti gli archivi, siamo fiduciosi di poter trovare un documento che spieghi l’arcano».

Prende dunque sempre più corpo l’ipotesi che l’opera fosse stata dipinta in una stanza dello stesso palazzo dove si trova attualmente, mentre l’idea che fosse addirittura un Tabernacolo al momento appare meno probabile. Quanto ai tempi, secondo Paola Refice l’intervento deve essere avvenuto poco dopo la morte di Piero: «Teniamo conto che l’opera è documentata lì dove si trova già a metà del 1500, perciò lo spostamento deve essere avvenuto prima. Sono incline a credere, però, che Piero fosse già morto anche se per il momento non ci sono basi scientifiche per suffragare l’ipotesi»