Chiude la mostra "Anime prave", l'Inferno di Dante dipinto da Fanfani

Trenta grandi tavole per un viaggio nei gironi della Divina Commedia. L'artista: "Dante e l'Inferno sono fonte di ispirazione per capire l'animo umano"

fanfani

fanfani

Arezzo 14 gennaio 2017 - Viaggio all'Inferno tra i gironi danteschi attarverso le opere di Giuseppe Fanfani, da sempre appassionato dantista passato dal declamarne le terzine a realizzare trenta grandi opere dai colori 'infernali'  del giallo, rosso e nero. Grande successo dunque della della mostra “Anime prave. Opere sull’Inferno Dantesco” allestita fino a domenica 15 gennaio  nella Galleria comunale d’arte contemporanea di piazza San Francesco ad Arezzo. I visitatori, dall’apertura l’8 dicembre scorso, sono stati oltre millecinquecento. Prima della chisura l'artista Fanfani è tornato in galleria con  il sindaco Alessandro Ghinelli e il dirigente dell’ufficio cultura del Comune di Arezzo Roberto Barbetti per il 'finissage'. "Questa esposizione - ha commentato Ghinelli _  si è sovrapposta, anche se solo per un giorno, con la Festa dei Licei classici che si è tenuta in tutta Italia: una rivendicazione forte per una scuola fondamentale per la nostra cultura che qualcuno crede possa essere annullata. Se un Paese come l’Italia deve puntare sulla cultura non lo potrà mai fare a prescindere dal Liceo classico. Sul classicismo si innesca questa mostra di Giuseppe Fanfani che ho visto più volte e mi ha dato lo spunto di andare a ricercare in Casentino un dipinto di mio padre sulla battaglia di Campaldino: una rappresentazione grafica di qualcosa comunque legato a Dante. Il mio auspicio è che questa apertura e questa chiusura di domani siano un primo pilastro di una diffusione di eventi che abbiano come protagonisti artisti aretini. Arezzo orgogliosamente vuol dichiarare al mondo intero che ha grandi artisti. L’immagine che ho sempre avuto fin da ragazzo della Divina Commedia è l’illustrazione grafica di Gustav Dorè, ma da oggi qualcuna di quelle rappresentazioni sarà sovrapposta da quelle di Giuseppe Fanfani. L’Inferno è in tutti noi ed è intorno a noi. Secondo Calvino ci sono due modi per sopravvivere: confondersi con esso fino al punto di non sentirlo più oppure riconoscere nell’inferno chi inferno non è e crederlo e valorizzarlo. Per questo ringrazio Giuseppe Fanfani per avercelo raccontato da fuori”.

“Ho scoperto Giuseppe Fanfani essere maestro di pittura in questa occasione - ha detto Roberto Barbetti dirigente dell'ufficio cultura del Comune di Arezzo - ho riflettuto più volte sul titolo che il maestro Fanfani ha dato a questa mostra: Anime Prave. E mi è venuto in mente quanto dell’avvocato Fanfani c’è nel suo modo di esprimersi nella pittura: credo che ci siano due categorie che conoscono i peccati del mondo, i padri confessori che non possono per loro ministero diffondere le emozioni dell’uomo, e gli avvocati che possono meglio trasmettere le passioni umane. L’avvocato Fanfani ha potuto traslitterare in queste opere le umane passioni e in questo risiede la sua contemporaneità. Sono certo che Fanfani potrà avere dei confronti con la critica anche fuori da Arezzo proprio con questa mostra. Arezzo resta comunque la sua città, la città del suo esordio, dove ha avuto una esposizione dedicata. Se a fine di un ciclo avrà di nuovo voglia di condividere con noi una parte della sua opera Arezzo gliene sarà riconoscente”.

 “Ho vissuto tante cose nella mia professione e nella vita: il dramma della gelosia, della sofferenza dei genitori - ha commentato Giuseppe Fanfani -  basta aprire i giornali per capire quanto l’animo umano possa sfociare nella violenza. Siamo comunque in una società ovattata. L’animo umano è molto complesso ed è una grande fonte di ispirazione. Amo la Divina Commedia e in particolare l’Inferno che si sposa meglio con la terragna umanità che mi è propria. Dipingere l’Inferno è stato uno stimolo a esprimere tutto quello che questa opera suscita in me. Voglio ringraziare il sindaco Alessandro Ghinelli, al quale sono legato da amicizia e da stima profonda, e anche Roberto Barbetti ed Enrico Meacci. Ringrazio anche Giuseppe Macrì che mi ha stimolato a fare questa mostra, il curatore Fabio Migliorati ed Andrea Riccioli per tutta la collaborazione che hanno dato alla riuscita di questo evento”. Fabio Migliorati, curatore della mostra: “è l’esposizione dal punto di vista personale, quindi artistico, di una vicenda letteraria e perciò a un certo punto si crea una sincronia estetica tra passato e presente, tra la visione dell’artista e quella del letterato Dante. La mostra è curatissima, ogni quadro è dove dovrebbe stare e regala risalto alle capacità tecniche di un maestro che da trent’anni dipinge con solo tre colori”.