"Caro Vasari ti scrivo": in mostra tutto l'epistolario con Michelangelo

La famiglia Festari e il Comune organizzano dal 14 ottobre l'evento nel palazzo di Fraternita: le lettere sono quelle dal 1950 al 1957

Archivio Vasari

Archivio Vasari

Arezzo, 3 ottonbre 2017 - «Caro Vasari, ti scrivo»: firmato Michelangelo. Lui, proprio lui: il Buonarroti. Negli anni in cui non c’erano gli sms e al posto dei messaggini circolavano fior di lettere che hanno fatto la storia del ’500. Tra cui questo episolario tra il grande artista del Rinascimento e il collega: o se preferite, a tratti, il suo cronista, visti i tanti ruoli rivestiti da Vasari nel corso della sua vita. E ora quella mostra sbarca ad Arezzo. «Michelangelo & Vasari “Messer Giorgio, amico caro...Michelangelo Buonarroti» è il titolo impegnativo dell’evento.

Che sarà inaugurata il 13 ottobre e aprirà al pubblico il giorno dopo, nel palazzo di Fraternita, organizzata dall’Archivio Vasari Management e dal Comune. Era stata una promessa ai tempi della mostra parallela svoltasi a Firenze, a Palazzo Medici Riccardi. Portarla anche qui, dove il tesoro è custodito. Anzi, più completa: perchè in riva all’Arno le lettere tra i due grandi erano sette o otto, qui sono tutte quelle conservate.

Diciassette lettere autografe di Michelangelo, tre sonetti e tre disegni originali. Per la famiglia Festari, che detiene la proprietà dell’Archivio, intanto è la grande occasione per rispondere alle accuse del ministero, che li vuole poco inclini all’esposizione e alla divulgazione dei tesori. «La famiglia Festari-Rasponi-Spinelli, legittimi proprietari, possessori e detentori dell’eccezionale collezione, contrariamente alle accuse del Mibac, continua quindi a dimostrare con i fatti l’interesse primario nella valorizzazione del compendio storico».

Un Michelangelo fragile: quello degli ultimi anni, incline alla riflessione sulla vita e sulla morte, sensibile agli affetti familiari, forse debole. Un Michelangelo che racconta se stesso e il suo tempo: e lo fa con una grafia precisa, pulita, a volte geometrica, come se l’indole dello scultore si riversasse anche nella calligrafia della sua posta privata. Sono le lettere che Michelangelo scrisse a Vasari, che stava a Firenze, da Roma, tra il 1550 e il 1557. Intorno a quelle ci sarà poi una selezione di manoscritti, per inquadrarle nel quadro più generale dell’archivio.

Un’occasione per gli studiosi, che comunque già dalla digitalizzazione hanno la possibilità di studiare a fondo quei manoscritti, ma soprattutto per il grande pubblico, più affascinato dalla carta ingiallita che dalla sua immagine su schermo. E che terrà banco a Palazzo di Fraternita fino all’8 marzo, quindi in piena continuità con la mostra della Minerva. E sarà in particolare aperta nel mese filato del mercatino tirolese, a disposizione del grande pubblico di Natale. Quasi un selfie d’epoca tra i segreti di due grandi aretini.