A Cavriglia una serata all’insegna dell’astrologia e della magia

E’ quella in programma venerdì 29 settembre, alle 21,15, al Museo Mine di Castelnuovo dei Sabbioni. L’iniziativa è legata alla presenza di “Mithra”, il gruppo scultoreo esposto nella struttura museale.

"Mithra", il gruppo scultoreo esposto al Museo Mine

"Mithra", il gruppo scultoreo esposto al Museo Mine

Arezzo, 27 settembre -  Si parlerà di astrologia e di magia venerdì prossimo al Museo Mine di Castelnuovo dei Sabbioni, in occasione dell’evento “Mithra, stelle e magia”, promosso dall'Amministrazione Comunale insieme a Mine, Itineracerta e all'Associazione Astrofili Valdarno, con la partecipazione delle archeologhe Stefania Berutti e Silvia Nencetti. L’evento, in programma alle 21,15, ha lo scopo, innanzitutto, di approfondire la conoscenza del culto mitraico e la sua connessione con l'astrologia.

Come hanno ricordato gli esperti, la tauroctonia la si ritrova raffigurata nel cielo lungo l'equatore celeste al momento in cui gli equinozi erano in Toro e Scorpione (costellazione equinoziale d'autunno). In successione si trovano il Toro, il Cane Minore, l'Idra (serpente) la Coppa, il Corvo, lo Scorpione. I formatori del mito hanno fatto collimare la struttura celeste con la tauroctonia e sopra il Toro c'è la costellazione del Perseo, che pienamente si adatta a Mitra, col berretto frigio, e l'atteggiamento vincente sul Toro”. “Ciò – hanno spiegato gli organizzatori dell’evento - avverrà grazie ad una lezione curata dagli esperti dell'Associazione Astrofili del Valdarno”.

A rendere la serata ancor più interessante l'angolo della cartomante Nina Divina (Monia Baldini), per un viaggio tra magia e mito. L'iniziativa, naturalmente, sarà un'occasione per visitare in compagnia delle curatrici Stefania Berutti e Silvia Nencetti la mostra “Mithra, un dio orientale in Valdarno”.

L'esposizione si sviluppa, intorno al gruppo scultoreo che oltre 40 anni fa gli allora giovani Gianni Grotti e Mauro Ferrucci trovarono lungo un cantiere di un'abitazione alle spalle della Pieve di San Giovanni. Era marzo e i due ragazzi di Cavriglia, con un carretto a sterzo in legno, si misero a giocare lungo un cantiere di un’abitazione alle spalle della Pieve di San Giovanni, vicino ad un campo di olivi. Mentre correvano videro spuntare da un mucchio di terra nei pressi del cantiere un sasso bianco, troppo bianco per essere una pietra naturale. Si avvicinarono e capirono che non si trattava di un macigno qualunque, ma di una statua mozzata. Raffigurava un uomo a cavallo di un toro nell’atto di pugnalare la bestia al collo. Ma il pezzo era stato in parte distrutto e la scena non era ben riconoscibile.

I due ragazzi presi dall’euforia afferrarono la statua, la caricarono sul carretto e la portarono a casa. Il padre di uno di loro, stupito per la clamorosa scoperta, allertò i carabinieri, che si occuparono di far trasportare il pezzo presso il Museo Archeologico di Arezzo tramite la Sovrintendenza, per effettuare studi ed analisi approfondite. Da queste emerse che quella statua non era un pezzo qualunque, ma la prova provata che Cavriglia era stata presumibilmente fondata dagli antichi romani, forse su un avamposto etrusco. Già, perché quella statua raffigurava il “Dio Mitra nell’atto di uccidere il toro”, una scena topica e purtroppo nel corso dei secoli completamente dimenticata insieme al culto stesso della divinità.