DI CORSA SÌ, di nascosto per niente. Francesco Botti con il suo primo libro dal titolo, appunto, «Di corsa, di nascosto», edito da Guanda, ha vinto il «Premio Letterario Minerva», quello che ogni anno porta sul podio, attraverso i voti di una giuria popolare composta anche da ragazzi, la migliore letteratura d’impegno civile dell’anno. E la storia di Francesco Botti, attore, scrittore, docente della Scuola di Narrazioni Nausika, ha convinto talmente tanto i ragazzi del liceo classico «Cartesio» che lo hanno decretatato vincitore assoluto per il suo modo di raccontare in modo vero uno spaccato della società di oggi, di raccontare storie d’amore fra uomini sfrondate da voyerismo e soprattutto da ogni caratteristica «di genere», solo racconti in giallo, triller con sullo sfondo storie d’amore.
La cerimonia si è tenuta verdì sera a Giugliano di Napoli, che da sei anni organizza il Premio Letterario Minerva, premio, per intenderci, che l’anno scorso è stato assegnato a Nicolai Lilin con «Caduta libera» (Einaudi), secondo romanzo dopo «Educazione siberiana» che sta per diventare film con la regia di Salvatores.
IN GIURIA gli scrittori Antonella Cilento, Maurizio Braucci, Francesco Durante, Giuseppe Montesano. In finale Francesco Botti con «Di corsa, di nascosto», Silvia Dai Prà con «Quelli che però è lo stesso» (Laterza) e Ferruccio Parazzoli con «Il mondo è rappresentazione» (Mondadori)
«E’ stata una tortura — racconta Botti — un’ora di spoglio prima di sapere il verdetto. Sarebbe stta già una vittoria arrivare terzo. Ma la cosa che mi ha reso più felice sono staii i commenti dei ragazzi del liceo che hanno capito come nel libro io volessi esplorare l’amore tra maschi con ottica diversa, trattando l’omosessualità con normalità. Hanno dimostrato come siano più avanti sull’argomento rispetto alle nostre generazioni. Gli organizzatori del premio, poi, e il pubblico, tutta gente stupenda, che vive una realtà sociale difficile ma che conserva una grande fertilità culturale e tanta voglia di crescere. Mi auguro che questo premio, che ho dedicato alla mia ediotr Laura Bosio e all’amico e scrittore Marco Vichi, sia la spinta giusta per far ripartire la Scuola di Narrazioni di Nausika, perchè la diffusione della cultura è indispensabile per la crescita civile, sociale e politica».