Voragine sulla E45, la Procura dispone una superperizia per scoprire le cause

Gli inquirenti vogliono andare fino in fondo: il caso della superstrada resta a galla. Per la polstrada terreno smottato o cedimento strutturale

La voragine sulla E45

La voragine sulla E45

Arezzo, 18 febbraio 2018 - Una superperizia per capire una volta per tutte le cause del crollo di un pezzo di superstrada. E’ questa la strada che la procura si appresta a prendere dopo l’ennesima magagna della grade arteriavergogna: la frana che ha investito in pieno una piazzola della E45 nei pressi di Pieve Santo Stefano, dove il sindaco Albano Bragagni ha persino disposto l’evacuazione di tre abitazioni della zona messa a rischio dallo smottamento, le cui foto fanno impressione: pare che le quattro corsie siano state investire da un terremoto, bello forte per giunta.

Al procuratore Roberto Rossi, già titolare di un’inchiesta sulla E45 nella quale si ipotizza il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti contro quattro dirigenti Anas o ex del compartimento di Firenze, è finalmente giunta l’informativa stilata dalla Polstrada, nella quale si lascia lo spiraglio per due scenari: o è stato uno smottamento del terreno, come ritengono appunto all’Anas, oppure siamo di fronte all’ennesimo cedimento strutturale della sede stradale, innescata dalla miscela micidiale che d’inverno si forma fra sale sparso contro il gelo e acque meteoriche. A questo punto solo un consulente tecnico cui venga affidato un incarico specifico può risolvere il dilemma.

Non è questione puramente teorica. Nel secondo caso, infatti, saremmo di fronte a una replica del capo di imputazione già contestato ai dirigenti dell’Anas e potrebbe diventare il tema di un’accusa suppletiva nell’ambito dello stesso procedimento, alla vigilia delle richieste di rinvio a giudizio. Nel primo, invece, la procura pare intenzionata ad aprire un nuovo fascicolo, un’indagine che vada alla ricerca dei tecnici che mezzo secolo fa progettarono la E45: la sede stradale, si fa notare, deve poggiare su basi solide, per questo servono analisi geologiche preventive che contemplino anche movimenti del terreno o terremoti.

E se queste verifiche a suo tempo non furono effettuate, tutto ciò diventa reato. C’è pure un terzo scenario, quello di una sottovalutazione di eventuali segnali di allarme negli anni scorsi. A questo proposito diventa importante la foto che La Nazione ha pubblicato nei giorni scorsi dopo che era apparsa sulla chat di Facebook «Vergogna E45» e che è già stata trasmessa in procura. Lì, e siamo nel luglio 2011, si vede un’immagine della piazzola con una serie di crepe sull’asfalto già accennate.

C’entra qualcosa con quanto è accaduto nei giorni scorsi oppure il collegamento è solo casuale? Anche in questo caso chi indaga vuol vederci chiaro, perchè potrebbe essere una replica di quanto accadde alla diga di Montedoglio, un cui concio crollò improvvisamente nella notte drammatica del 29 dicembre 2010. Si scoprì dopo che anni prima sul cemento armato era apparsa una crepa che i tecnici dell’ente irriguo UmbroToscano si limitarono a stuccare.

Invece per la procura era un segnale premonitore che non avrebbe dovuto essere ignorato, tanto che il direttore di allora e un suo ingegnere sono per questo a processo, accusati di disastro colposo, ossia del crollo del 2010. Sulla E45, intanto, si sta già pensando ai lavori di ripristino della sede stradale, anche se per ora la circolazione continua su una sola corsia, quella di sorpasso. La sorta disgraziata di una superstrada nata male e continuata peggio.

Cantieri, restringimenti, buche come crateri: tramite Facebook gli automobilisti si passano quotidianamente il bollettino delle magagne. Altro che alternativa all’Autosole, come dovrebbe diventare col progetto di rifacimento avviato dall’Anas.