Ubi, l'impegno di Massiah: "L'oro al centro ma le aziende vengono prima del trading"

La chiusura definitiva della trattativa su Banca Etruria è programmata entro giugno. E' ancora presto sulla scelta della sede di macro-area

Viktor Massiah

Viktor Massiah

Arezzo, 28 marzo 2017 - Ubi punta su Arezzo città dell’oro. Così come su Brescia città dell’acciaio o sulle vocazioni industriali di ciascuna delle realtà territoriali in cui è più forte. Insomma, la banca che ha acquistato Etruria sembra proprio intenzionata a procedere nel solco della vecchia Bpel che, come è noto, era ed è il principale istituto italiano (insieme a Popolare Vicenza, anch’essa in crisi quanto e persino più di questi tempi della Popolare aretina) nel campo del metallo prezioso per eccellenza.

La conferma arriva dall’intervista che l’uomo forte di Ubi Victor Massiah concede a L’Economia, il supplemento economico del Corriere della Sera, e ancor più dalle precisazioni informali che giungono successivamente sulle parole dell’amministratore delegato, la cui prima versione aveva fatto inarcare qualche sopracciglio nella città che conta.

La domanda, nell’ambito di una conversazione molto articolata, era secca: «L’oro di Popolare Etruria vi interessa?». E altrettanto secca la risposta di Massiah: «Ci sono due ori dell’Etruria, c’è una parte di trading e una di supporto al business. A noi piacciono le cose industriali, nel senso che ci interessa la parte del business collegata all’industria dell’oro».

Ohibò, si era subito domandato qualche addetto ai lavori: vuol dire che Ubi quando subentrerà in Bpel tralascerà il trading, cioè tutta l’attività di commercializzazione che viene svolta da Oro Italia Trading, il gigante del settore (fatturato da 170 milioni, ma ai tempi belli si è arrivati fino a 500) che è controllato al 100 per cento da Etruria e che con qualche guaio giudiziario è pur sempre uno dei gioielli della corona di via Calamandrei? Massiah, ovviamente, non parla in questa fase in cui non è ancora, almeno formalmente, il padrone di casa, e non parla neppure Ubi, ma il chiarimento arriva lo stesso, a stretto giro di posta.

Non c’è alcuna intenzione di mollare Oro Italia Trading al suo destino, il manager di Bergamo ha solo voluto sottolineare che la vocazione primaria di Ubi è quella di sostegno alle attività imprenditoriali di settore, di impulso insomma alle aziende del distretto. Semmai, dunque, è un impegno in favore di questa capitale dell’oro, così come si fa per i settori portanti dell’industria bergamasca a bresciana, le due sedi originarie del gigante che sta assorbendo Etruria & C.

A farla breve, Massiah sembra aver recepito gli input che gli sono giunti da Arezzo, anche dall’attuale gestione della Banca, compreso l’amministratore delegato Roberto Bertola, sull’oro come uno dei brand principali per rilanciare Etruria dopo la grande crisi. Più difficile è ancora capire se il metallo prezioso possa diventare uno dei motivi per concentrare in città una presenza strategica, quella sede di macro-area su cui in tanti, compresa la politica, puntano per evitare una radicale cura dimagrante dell’attuale centro direzionale.

E’ ancora presto, fanno notare fonti informali, per abbozzare piani industriali, bisogna che prima Ubi suggelli definitavamente l’affare. Closing che, dice Massiah nell’intervista, dovrebbe avvenire entro giugno. Mancano ancora le autorizzazioni alla fusione di Antitrust, Bce, direzione della concorrenza Ue di Bruxelles e persino dell’Ivass per quanto riguarda le due compagnie asiscurative Bap Vita e Bap danni.

A quel punto, con Ubi finalmente padrona, potrà partire il progetto di integrazione che inevitabilente significa anche ripartizione delle zone strategiche fra le varie sedi. Arezzo punta a una macro-area competente su gran parte di quello che è adesso il territorio di insediamento di Etruria: Toscana e centro-Italia tirrenico. Sogno o ipotesi concreta? Decide Massiah.