Truffa agli anziani, arrestati altri due. Così la gang è stata smascherata

Traditi dal cellulare. Sim intestata a uno della banda: da lì parte il "domino" delle indagini. Decisivi i tabulati della celle telefonica che aggancia la superstrada in Valtiberina

Truffe agli anziani, una piaga che non conosce crisi

Truffe agli anziani, una piaga che non conosce crisi

Arezzo, 20 novembre 2017 - Si è chiuso il cerchio dell'operazione dei carabinieri che ha portato a sgominare una gang specializzatita nelle truffe agli anziani. Gli ultimi due membri della banda, sfuggiti venerdì scorso alle manette, sono stati arrestati nel Napoletano dai carabinieri.

Il primo , un 22enne , è stato individuato in provincia di Caserta dove si era allontanato da qualche giorno . Il giovane è stato arrestato nel Comune di Arienzo (CE) grazie alla collaborazione dei militari della Compagnia di Maddaloni, per poi essre portato nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Il secondo, un 23enne destinatario della misura degli arresti domiciliari, è stato rintracciato nell'abitazione di una parente nei pressi del quartiere Scampia di Napoli, con la collaborazione dei militari del Comando Provinciale di Napoli . E' stato accompagnato al suo domicilio.

LA VICENDA. Il telefono, la tua croce. Eh sì, per una banda che viveva di truffe imbastite al telefono è paradossale che l’inizio della fine sia arrivata proprio da un cellulare. Quello del napoletano che, unico, fra decine di complici, usava il suo apparecchio personale e non una scheda sim intestata al solito prestanome preso dalla strada, pakistani e affini.

Il tallone d’Achille della gang, il colpo di fortuna dei carabinieri che da lì hanno dipanato la trama attraverso la quale sono stati smascherati (e arrestati) i 12 protagonisti della sceneggiata (tipicamente partenopea) sul parente in carcere per il quale bisogna pagare la cauzione. Vittime un plotoncino di anziani, aretini, toscani e di tutta l’Italia centrale. Tra loro, come La Nazione ha anticipato ieri, la mamma del sindaco di Sestino, Marco Renzi.

Le indagini partono appunto dal suo caso, giusto un anno fa. E’ il periodo in cui i vecchietti cadono come mosche nella rete dei truffatori. Al comando provinciale decidono di costituire una task-force dedicata specificamente a debellare il malvezzo. Ma da dove cominciare per arrivare in fondo? A parte l’impronta sul portagioie della signora Renzi, il punto di partenza sono i tabulati telefonici delle celle che agganciano la zona dell’alta Valtiberina.

Un lavoro massacrante, ma alla fine la traccia c’è: il numero di cellulare appunto che porta fino a un napoletano in movimento sulla E45. Che sia per distrazione o per eccesso di sicurezza, lui il telefono col quale lavora non lo ha intestato una testa di legno di qualsiasi, ma lo ha registrato a suo nome. E’ quanto basta ai carabinieri per ipotizzare che sia uno dei cassieri della banda, uno di quelli che vengono messi in moto dalla centrale napoletana dopo che è andata in scena la prima parte della recita, quella in cui una voce suggerisce agli anziani che bisogna pagare la cauzione in tribunale per evitare guai al parente.

E’ il punto nel quale, agganciata la vittima, dal golfo avvertono il complice che staziona in loco perchè passi a completare l’opera, fermandosi a casa per ritirare denaro o gioielli. Con la certezza che il telefonista-cassiere è uno della gang, il resto viene di conseguenza, sia pure piano piano. Intanto da un cellulare si risale agli altri e poi dietro ogni scheda ci sta una persona con un suo ruolo nella banda di cui si possono seguire i movimenti. A gennaio la «batteria» si sposta a Pelago, nella Valdisieve fiorentina, e stavolta ci lascia le penne.

I carabinieri aretini intervengono sui colleghi del posto per suggerire di rilasciare tutti e di seguirli discretamente, in modo che una metà della banda porti a individuare l’altra metà. A marzo, quando la gang colpisce a Osimo (nelle Marche), i 12 sono ormai tutti scoperti, si tratta di continuare nei controlli per raggranellare altre prove. Poi possono partire le richieste di custodia cautelare del Pm Elisabetta Iannelli al Gip Piergiorgio Ponticelli, quelle eseguite venerdì.

I primi sono stati presi in casa di buon mattino, l’ultimo è stato arrestato a tarda sera. Ora tocca al Gup del tribunale di Napoli, cui spettano gli interrogatori di garanzia per rogatoria. Ci sono cinque giorni. Chissà se i 12 ammetteranno tutto per limitare i danni con la collaborazione oppure se proveranno a gabbare, dopo gli anziani, anche la giustizia.