Terremoto, ecco il piano in caso di forti scosse: quali le zone di fuga

E' il piano della protezione civile e individua zone di tre tipi: quelle di fuga, quelle di ricovero e quelle destinate ai mezzi di soccorso. Il problema della cartellonistica

I volontari della Protezione civile

I volontari della Protezione civile

Arezzo, 28 ottobre 2016 - «Ma stiamo in casa o usciamo?». E’ il quiz più gettonato quando la terra trema: e per i vigili del fuoco nella notte della paura è diventano quasi uno psicodramma. Boom di chiamate, in maggioranza anziani: i più a chiedere un consiglio, magari con il bagaglio, anzi il bagaglino, già pronto sotto il comodino. Da pompieri a psicologi: sì, ieri qualche sopralluogo di sicurezza l’hanno fatto.

Ma di danni in giro non ce ne sono, almeno visibili. C’è un quadro generale complesso, nel quale case, palazzi, edifici pubblici dovrebbero qui come altrove essere messi in sicurezza. Sulle sedi comunali ci saranno nei prossimi giorni sopralluoghi mirati, tanto per capire come abbiano reagito alla doppia scossa di fine ottobre. Oltre la paura, quella che ha spinto alcuni spettatori del Petrarca a rinunciare allo spettacolo (pochissimi in verità, in tutto non si arriva a dieci): anzi per provare a disarmarla.

Dove rifugiarsi in caso di scossa seria, una di quelle che ci auguriamo non arrivi mai? E’ tutto definito nel piano della protezione civile, guidata da anni in Comune da Giovanni Baldini, elaborato nel 2014 e poi ritoccato qua e là l’anno successivo. Tre le fasce previste. La prima è quella delle aree di attesa della popolazione, i classici luoghi di prima accoglienza: il primo punto di fuga insomma. In città sono il parco di Villa Severi, il Largo Campioni, il Parco del Foro Boario, quello di via Arno, il Centro Affari, tutta l’area adiacente alla Croce Rossa, il parcheggio Eden, i giardini di Campo Marte, il Parco Ducci, il parcheggio dell’Ipercoop, quello di via Pietri e il parcheggio Pam di via Alfieri.

Più naturalmente una per ogni frazione della città. Zone aperte, facilmente raggiungibili a piedi dalle varie zone della città, dove calmarsi e raccogliere le successive indicazioni. Quindi ci sono le aree di ricovero, quelle destinate, per capirci, a trasformarsi in tendopoli o luoghi di accoglienza, sia pur provvisoria. E queste sono la media Severi, ancora l’area intorno alla Croce Rossa, il campo di calcio dell’Olmoponte, il parcheggio Ipercoop, il parco di Villa Severi, la scuola media Margaritone, il parcheggio di via Pietri.

E le zone di frazione, in generale i campi da calcio delle varie squadre. Infine c’è l’area di ammassamento dei soccorritori, dove far convergere le colonne mobili in arrivo da fuori: il Parco Ducci e i tre parcheggi del Garden Hotel, dello stadio e dell’Obi. Un consiglio? Tenetevi un appunto, magari alla porta di casa. Anche perché l’unico limite di questo piano, molto dettagliato nei percorsi e sul piano organizzativo, è che non è mai stata realizzata la cartellonistica che indichi i luoghi di riferimento. E’ vero che quando si scappa c’è poco tempo per leggere i cartelli. Ma in quei momenti non possiamo chiedere tutto ai vigili del fuoco.