Sparito col furgone dell'oro, licenziato anche il collega. E' ancora suspense Riesame

Ancora nessun verdetto per il ricorso nel quale Antonio Di Stazioni chiede di tornare in libertà. L'altra guardia annuncia ricorso al tribunale del lavoro

Il furgone ritrovato vuoto

Il furgone ritrovato vuoto

Arezzo, 13 agosto 2016 -  Mentre Antonio Di Stazio, il vigilante sparito con un furgone carico di 4 milioni d'oro, sembra quasi rassegnato a un Ferragosto in carcere, scatta il licenziamento per il collega che era con lui sul blindato, quello che al ritorno dal passaggio nell'ultima ditta,sulla rotonda di Badia al Pino, non trovò più nè Di Stazio nè il furgone. La Securpol ha adottato il provvedimento ritenendo che ci siano state gravi negligenze anche da parte sua, ad esemio una sosta al bar prima del giro, ma l'avvocato che lo tutela, Anna Miele, ha già annunciato ricorso al giudice del lavoro. Nessuna negligenza, spiega, la seconda guardia è solo parte lesa, la sosta si è ridotta a un caffè di pochi attimi.

ATTESA VANA. Il tribunale del Riesame non ha ancora prodotto il verdetto sul caso di Antonio Di Stazio, il vigilante della Securpol arrestato per la sparizione di un carico di lingotti del valore di quattro milioni di euro. «Non ho ancora ricevuto nulla», dichiara Marco Treggi, l’avvocato lucchese della guardia giurata. E a questo punto l’impressione è che si debba andare a martedì, giorno successivo al Ferragosto, per sapere se Di Stazio dovrà restare ancora in carcere, se gli saranno concessi gli arresti domiciliari o se sarà rimesso in libertà sic et simpliciter.

Il vigilante non ha mai detto una parola, né ai carabinieri né al pm Julia Maggiore che conduce le indagini, su che fine abbiano fatto i 4 milioni di oro contenuti nel furgone della Securpol di cui era al volante. In carcere da quasi un mese, dopo la breve fuga coincisa con la sparizione del metallo, si era presentato ai carabinieri di Lucca, assistito dall’avvocato Treggi che adesso ha chiesto per lui, ai giudici del Riesame, la libertà o in subordine i domiciliari. La procura si è opposta: Di Stazio, è la tesi del pm, deve restare in cella perché nei suoi confronti ci sono clamorosi di colpevolezza. I giudici del Riesame, dopo l’udienza che si è svolta il 9 agosto scorso, si erano riservati la decisione il cui contenuti sarebbe dovuto arrivare prima della pausa di Ferragosto, ma con ogni probabilità non sarà così.

IL VIGILANTE sparì alle quattro e mezzo del pomeriggio dell’11 luglio, nei pressi della rotatoria di Badia al Pino. Insieme a un collega (che è stato anche lui sospeso dal servizio, mentre per Di Stazio è scattato il licenziamento) stava facendo il consueto giro delle aziende orafe per recuperare il metallo prezioso da portare poi nel caveau di San Zeno. All’improvviso la sorpresa: l’altro scende davanti alla terza ditta del tour e quando torna non trova nè Di Stazio nè il furgone. Scatta subito l’allarme interno della Securpol, ma i carabinieri vengono avvertiti solo dopo una mezzoretta.

IL FURGONE BLINDATO verrà poi individuato nella piazzola nei pressi dell’area di servizio di Badia al Pino Del vigilante e dell’oro nessuna traccia, a casa di Di Stazio non c’era nonostante l’auto fosse parcheggiata in strada, il telefonino risultava staccato. Arriveranno poi le immagini delle telecamere: il furgone che fa manovra e scompare, senza una traccia di banditi o rapina. Il vigilante si rifà vivo a Lucca il 19 luglio, quando tutti lo danno in fuga. Dice di essere stato in ferie e alla sera è già al suo solito circolo dove i carabinieri qualche giorno dopo lo arresteranno su ordine di custodia firmato dal Gip Anna Maria Lo Prete. E’ accusato di furto aggravato.