Sanzioni Consob, indagano i Pm: un altro filone per l'inchiesta Bpel

Dopo le proposte di multa arriva il pool: l’eventuale reato è falso in prospetto ma è tutto da chiarire. Il ruolo della commissione

La protesta dei risparmiatori

La protesta dei risparmiatori

Arezzo, 23 luglio 2017 - L’inchiesta su Banca Etruria è come un porto di mare: filoni che si chiudono e altri che si aprono. Ecco allora che per un’indagine alla vigilia della richiesta di rinvio a giudizio (la bancarotta bis) ce n’è un’altra che solo adesso comincia a prendere il largo. E’ quella che trova origine nelle sanzioni Consob, così come la prima in assoluto era stata quella che aveva preso il là dall’ispezione di Banca d’Italia del 2012-2013, quando Emanuele Gatto, il capoispettore di via Nazionale, aveva trasmesso anche in procura le sue conclusioni per gli eventuali risvolti penali, poi sfociati nell’assoluzione di primo grado (appena appellata dai Pm) per ostacolo alla vigilanza.

Lo stesso sta accadendo appunto per Consob. La commissione nazionale per le società e la Borsa (e Bpel era una società quotata a piazza Affari) ha depositato a Palazzo di giustizia copia del procedimento avviato fra ottobre e novembre e già approdato alle prime proposte di sanzione.

Bene, ma cosa ipotizzava la Consob a carico di 33 amministratori e dirigenti di Etruria, tra cui tutti i vertici degli ultimi due Cda? Le contestazioni sostanzialmente erano tre e riguardavano l’aumento di capitale da 100 milioni varato nell’autunno del 2012, il collocamento delle famose (e famigerate) subordinate (250 milioni in tutto, di cui 160 nel 2013), la mancata riprofilazione del rischio relativo a questi ultimi titoli via via che la situazione finanziaria della banca andava peggiorando.

Le prime due accuse sono rivolte al vecchio consiglio d’amministrazione, quello andato in scadenza nel maggio 2014 e presieduto da Giuseppe Fornasari, la terza anche all’ultimo Cda guidato da Lorenzo Rosi, che aveva per vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi. Per i 33 destinatari ci sono da maggio le proposte di sanzione, che vanno dai 200 mila euro dell’ex direttore generale Luca Bronchi a calare, fino ai 10 mila euro dell’ultimo Dg Daniele Cabiati, passando per ex presidenti, ex vice, ex consiglieri ed ex sindaci revisori.

Ovviamente, questa è una procedura amministrativa contro la quale i protagonisti stanno facendo valere le loro controdeduzioni. Ma c’è anche una rilevanza penale? E’ appunto la matassa che deve dipanare adesso il pool di Pm che indaga su Etruria, coordinato dal procuratore capo Roberto Rossi. Il reato che eventualmente potrebbe profilarsi è quello del falso in prospetto, previsto dall’articolo 2621 del codice civile, non aver fornito cioè al momento dell’aumento di capitale e soprattutto all’emissione delle subordinare un quadro realistico che consentisse a Consob di svolgere il suo ruolo di vigilanza.

Ma davvero la commissione ignorava la reale situazione di Bpel, davvero delle ripetute lettere di allarme del governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha saputo solo nel maggio 2016 e dal nuovo vertice, come si afferma nel procedimento sanzionatorio per evitarela prescrizione dei comportamenti?

E’ un capitolo sul quale la procura sta lavorando da almeno un anno, fin da quando Marcello Minnenna, all’epoca dirigente di Consob, fu sentito come testimone dalla Guardia di Finanza di Firenze che ha la delega di indagine e gettò pesanti ombre sul comportamento del suo presidente Giuseppe Vegas, soprattutto a proposito delle subordinate.

Su quello è in corso una consulenza che dovrà sbrogliare molti nodi. Dovrebbe essere prassi, ad esempio, che gli atti di Bankitalia vengono comunicati per concerto anche a Consob. E’ successo o no? Il caso è soltanto alle prime battute.