"Saione? Non solo controlli ma anche rilancio sociale del quartiere": appello del Prefetto

"Serve il coinvolgimento di tutti: cittadini, soggetti pubblici e privati. Ridisegnare i servizi, la cura del rapporto con il territorio sono obiettivi strategici"

vaccaro

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Arezzo, 26 luglio 2017 - Sul caso Saione interviene il Prefetto Clara Vaccaro. Palra della questione del quartiere, delle tensioni e del comitato di ordine pubblico che si è recentemente riunito e fa una lunga riflessione sulla legalità. Ecco il suo intervento: 

"Pur rischiando di essere annoverati tra coloro che sono catalogati come “tolleranti e buonisti” le Istituzioni hanno in ogni caso l’obbligo di perseguire sempre e comunque il rispetto delle regole. E ciò vale sia quando si fa attività di prevenzione ma anche di repressione.

Con ciò si vuole dire che la “chiusura dei locali pubblici” può essere perpetrata o per “pericolo per l’ordine pubblico” o per violazione delle norme amministrative di settore.

In entrambi i casi, il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, nella seduta del 17 luglio scorso dedicata proprio alla situazione di Saione, ha individuato tra i principali “target” dell’azione congiunta delle Forze dell’ordine, unitamente a quella della polizia locale, proprio l’intensificazione di controlli e verifiche per accertare, e se del caso, sanzionare quegli esercizi commerciali che incorrono nelle violazioni sanzionabili o dal Questore o dal Comune.

Gli effetti non possono essere in ogni caso verificabili il giorno dopo.

In ogni caso lo stesso ordinamento fornisce ai Sindaci nuovi e incisivi strumenti da adottare in piena autonomia (penso alle ordinanze ex art. 50) per prevenire quelle situazioni e comportamenti di inciviltà che incidono sulla vivibilità dei luoghi nevralgici della vita cittadina suscettibili, certo, di determinare un “effetto abbandono” che è una delle concause della formazione di diffuse forme di illegalità.

Ciò vale per la disciplina degli orari di apertura dei pubblici esercizi, come per i divieti di somministrazione, vendita e consumo di alcool..

Le espulsioni, certamente, vengono decretate ogni qualvolta ne ricorrano gli estremi, ma nel caso di richiedenti asilo, che sono in attesa della definizione del procedimento, non è possibile procedere. Lo stabilisce la norma.

Ma perché, mi chiedo, si vuole condurre una campagna denigratoria nei confronti di questo luogo?

Vorrei fare una riflessione generale,

Cari amministratori, la sicurezza si combatte anche con la cultura della legalità, promuovendo la rimozione di quei fattori e condizioni suscettibili di trasformarsi nel terreno di incubazione di fenomeni di criminalità comune e organizzata. Le criticità rinvenibili nel tessuto delle aree metropolitane e dei centri urbani sono il frutto di una serie di concause, rispetto alle quali le manifestazioni delinquenziali o i comportamenti devianti rappresentano, spesso, uno degli ultimi “anelli della catena”.

Legalità ricomprende il rispetto di tutte le regole della civile convivenza. Comprende la lotta al degrado (che può essere anche una buca non riparata), iniziative di “rigenerazione urbana”, e azioni di polizia certamente.

In ordine a quest’ultima, l’impegno è massimo e costante.

Parliamo di “rigenerazione”.

Di fronte ai cambiamenti sociali, economici e culturali in corso, le città sono chiamate a modificarsi e riorganizzare lo spazio abitato in base a nuovi principi e a nuove logiche di sviluppo: da questo punto di vista i “vuoti urbani” si offrono come opportunità per ripensare le funzioni del territorio sviluppando nuove sinergie tra pubblico, privato e sociale.

Ridisegnare i servizi, la cura del rapporto con il territorio sono obiettivi strategici verso cui diviene prioritario orientare ogni intervento.

In condizioni di scarsità di risorse l’ottica della sostenibilità porta a scommettere sulla relazione positiva e virtuosa che si può instaurare tra iniziative che perseguono interessi particolari e obiettivi più generali (che riguardano la collettività e il bene comune).

“Rigenerare” – lo dice il termine stesso – significa approcciarsi all’evoluzione di un tessuto edificato e non, attraverso una serie di continue demolizioni, ricostruzioni e rifunzionalizzazioni delle sue parti che tengano conto delle esigenze specifiche del contesto. Significa sicuramente dare alle città non solo un aspetto nuovo e competitivo, rilanciandone l’immagine territoriale a livello estetico, ma dare un nuovo respiro dal punto di vista culturale, economico, sociale e di integrazione.

Il sistema urbano deve avvalersi di strategie comunali e intercomunali finalizzate al miglioramento delle condizioni urbanistiche, abitative, socio-economiche, ambientali e culturali degli insediamenti umani mediante strumenti di intervento elaborati con il coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati a qualunque titolo interessati.

Il “coinvolgimento degli abitanti e di soggetti pubblici e privati interessati” sono il mezzo per raggiungere l’obiettivo.

La Rigenerazione quindi non è uno strumento ma un metodo, non è costituita da regole preconfezionate ma da approcci e analisi dedicati, non è una soluzione immediata ma occorre tempo per apprezzarne i risultati positivi, non esula dalla normativa ma se ne serve in maniera intelligente per raggiungere degli obiettivi e fornire delle risposte.

Ecco, io comincerei il dibattito e la discussione da questa prospettiva".