Oro in Svizzera, 40 milioni contesi: oggi l'udienza per Fort Knox

Il Pm punta al maxi-risarcimento da parte degli accusati, la difesa a limitare i danni per i loro assistiti

Finanziere impegnato enll'inchiesta

Finanziere impegnato enll'inchiesta

Arezzo, 20 settembre 2017 - Ai tempi del Regime l’avrebbero chiamata la battaglia del Grano. Con la g maiuscola perchè non di frumento si tratta ma di milioni, parecchie decine di milioni. E’ l’ultima frontiera dell’udienza preliminare per Fort Knox, il più grosso contrabbando d’oro verso la Svizzera mai scoperto in questo paese. E lì il Pm Marco Dioni si gioca gran parte della sua strategia: non gravare tanto in termini penali quanto far incassare allo stato, il grande gabbato di questa vicenda, il più possibile a riparazione della mega-evasione fiscale (almeno 180 milioni di giro d’affari clandestino).

Si torna in aula oggi e il termine di paragone è appunto la requisitoria di Dioni: lui, due settimana fa, ha già chiesto che tutti i 40 milioni di beni di cui a suo tempo ottenne il sequestro vengano confiscato dal Gup Marco Cecchi, il giudice incaricato di mettere la parola fine a questo caso scottante. Già sette giorni fa erano cominciate le arringhe degli avvocati difensori, ma erano quelle di chi assiste gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato o quello ordinario, una minoranza. Il grosso degli accusati (34) ha optato per il patteggiamento e quello comporta automaticamente la confisca, almeno parziale.

Il lavoro delle difese, dunque, sarà soprattutto quello di cercare di limitare i danni, di convincere il giudice a ridurre le dimensioni di quanto dovrà finire all’erario. Gli avvocati sperano di cavarsela con 10-15 milioni, il che significherebbe salvare da un terzo alla metà di quanto a suo tempo sequestrato ai loro clienti. Tra loro ci sono i personaggi più importanti dell’inchiesta, esplosa clamorosamente nell’autunno 2012: Petrit Kamata, l’imprenditore svizzero di origini albanesi che per gli inquirenti era il capo dei capi del traffico, Michele Ascione, che è stato il suo ultimo referente aretino, l’orafo che teneva i contatti anche per conto dei colleghi coinvolti nel contrabbando, e altri protagonisti del mondo dorato dei gioielli.

In ballo c’è anche la sorte della cosiddetta Villa Fort Knox, l’immobile di San Giovanni dei Mori, nel comune diMarciano, in cui Ascione fu sorpreso dalla Finanza mentre si scambiava contanti contro verghe d’oro: due milioni in denaro e altri due in metallo grezzo. La confisca dei soldi è pressochè sicura: sono provento di reato. Ma che fine farà la villa? Questione soprattutto simbolica, perchè è quella che ha dato il nome all’inchiesta, anche se il valore dell’immobile non è elevatissimo.

I tempi della decisione del Gup sono comunque destinati ad allungarsi ancora. Pareva infatti che la sentenza sarebbe arrivata ai primi di ottobre e invece è saltato l’appuntamento del 27 settembre e ne è stato aggiunto uno il 17 ottobre. Salvo sorprese, dovrebbe essere finalmente la data del verdetto, con Cecchi che si pronuncia sui patteggiamenti (massimo due anni, per Dioni sono equi così), sulle richieste di condanna nei riti abbreviati (pene fino a due anni e 2 mesi) e sulle richieste di rinvio a giudizio per chi va (sono rimasti in cinque) a processo ordinario.