Nicastro: Etruria a Ubi entro l'anno. Bancarotta, c'è un nuovo filone di indagini

Il presidente ai sindacati: i tempi ormai sono stretti. I Pm al lavoro sui finanziamenti ad un porto turistico merdionale tramite una società di Ravenna

Banche:Nicastro,in settimana offerte

Banche:Nicastro,in settimana offerte

Arezzo, 8 dicembre 2016 - La firma con Ubi è ormai questione di giorni, al massimo entro il 31 dicembre. Lo lascia trapelare Roberto Nicastro, presidente delle Good Bank, nel corso dell’incontro a Roma con i segretari nazionali dei sindacati bancari, Agostino Megale (Fisac), Lando Sileoni (Fabi), Massimo Masi (Uil) e Sabrina Brezzo (Cisl). Stando alle indiscrezioni, ci sarebbe anche un calendario di massima già pronto: il preliminare con Victor Massiah, entro la fine dell’anno, l’accordo definito non oltre il 31 marzo.

Si anima dunque anche una vigilia che pareva morta, dopo che era saltato dall’ordine del giorno del supervisory board di Bce, in programma per oggi (in Italia è festa, ma a Francoforte no) l’esame del piano di Ubi. Era stato proprio il gigante del credito popolare che è rimasto ormai l’unico acquirente in gara per Etruria e le sorelle, a tirarsi indietro.

I conti ancora non tornano, ci sono passività che Massiah vuole lasciare in eredità alla vecchia gestione, un centinaio di milioni fra incagli che stanno maturando e altro. Era sembrata però una pausa esclusivamente tecnica, dovuta alla necessità di limare gli ultimi particolari e infatti le notizie che arrivano da Roma, in margine all’incontro fra Nicastro e i sindacati, sembrano confermarlo.

Ormai Ubi pare decisa al grande passo, il resto è solo questione di una paziente tessitura per concludere le trattative. Nei prossimi giorni il dossier tornerà all’esame di Bce.

Si muove intanto il fronte giudiziario. Da palazzo di giustizia, secondo fonti Ansa, vengono alla luce indiscrezioni sul pool dei Pm del caso Etruria che avrebbero aperto un ulteriore fascicolo, stavolta relativo a un finanziamento di 13 milioni per la realizzazione di un porto turistico nell’Italia meridionale che sarebbe stato concesso a una società con sede in provincia di Ravenna. L’infrastruttura è stata poi costruita da un gigante della cooperazione rossa come Cmr, successivamente fallita e i cui vertici sono adesso sotto processo davanti al tribunale di Ferrara.