Mureddu & c, il giallo del doppio archivio: a Badia al Pino parte dei dossier di Perugia?

I primi ad arrivare alle carte di Badia al Pino era stata l’agenzia delle dogane umbra ma non risulta che allora ci sia stato un sequestro

Valeriano Mureddu, il sardo dei misteri,  a Perugia  con il suo avvocato Francesca Pieri

Valeriano Mureddu, il sardo dei misteri, a Perugia con il suo avvocato Francesca Pieri

Arezzo, 4 aprile 2017 - L'awrchivio di Mureddu & C. era uno e bino. Nel senso che ci sono sì i 3.600 dossier rintracciati nei due uffici perugini che erano nella disponibilità di Giuliano Michelucci, l’«agente segreto» del gruppo ora indagato per riciclaggio, ma ci sono anche le carte rinvenute un anno prima a Badia al Pino, nel capannone che ospitava Geovision, la ditta di materiali di imballaggio riferimento di una colossale (per quanto presunta, fino a sentenza definitiva) frode carosello, e anche una misteriosa agenzia investigativa, la Sia, il cui titolare ufficiale era Luca Casciere, a sua volta fratello di Emiliano, guardacaso l’amministratore di Geovision, di cui però, almeno così ritengono gli investigatori, il vero socio di fatto era proprio Valeriano Mureddu, apprendista faccendiere ancora agli arresti domiciliari per riciclaggio, legatissimo a Flavio Carboni, uno dei grandi protagonisti dei misteri d’Italia, dalla morte del banchiere Roberto Calvi in poi.

A questo punto bisogna fare bene attenzione alle date: quella della prima perquisizione a Geovision è il 18 marzo 2014. Procede l’agenzia delle dogane di Perugia che è sulle tracce della frode carosello: gli imballaggi che rimbalzano sulla carta da una società all’altra, da Vertigo a Geovision e via procedendo senza che nessuno paghi l’Iva. A ordinare il blitz in fabbrica è il Pm di Perugia Giuseppe Petrazzini.

I doganieri, nel corso del loro lavoro, trovano anche la stanza della Sia, nella quale sono conservati una quarantina di fascicoli, intestati a persone fisiche e società, più una copiosa corrispondenza elettronica con indirizzi di un provider statunitense dal nome emblematico Aisii, come i servizi segreti italiani ma con una i in più. Dai verbali, tuttavia, non risulta che si proceda al sequestro dei dossier, il che non toglie che in procura, a Perugia, si allarmino.

Lo stesso Petrazzini iscrive Mureddu e soci nel registro degli indagati anche per associazione a delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi, in sintesi associazione segreta. Intanto, l’inchiesta segue il suo corso. L’agenzia delle dogane trasmette gli atti all’agenzia delle entrate perchè la frode carosello presuppone anche l’evasione fiscale.

La sede di Perugia passa parte degli atti ai colleghi di Arezzo perchè si occupino della parte di loro competenza, cioè la Geovision, la stessa agenzia delle entrate mette in moto la procura diretta da Roberto Rossi. E qui il caso si allarga a dismisura, perchè si scoprono gli approcci del sodalizio per riciclare i milioni nella Cantarelli, nella Mabro di Grosseto e persino nell’Arezzo calcio.

E’ il momento clou. La Finanza e i Pm del pool reati economici seguono passo passo le mosse diMureddu, Carboni e soci. Aspettano che escano allo scoperto i soldi per prenderli in flagrante. Ma nel gennaio 2016 c’è una fuga di notizie (non aretina) che porta l’apprendista faccendiere sardo sui giornali. L’inchiesta è quasi bruciata, la procura cerca di salvare il salvabile e ordina a marzo perquisizioni a raffica: a Carboni, a Mureddu e ai compari.

Si scoprono così i fascicoli dell’archivio perugino. Sono gli stessi, almeno parzialmente, di quelli che i doganieri un anno prima avevano trovato a Badia al Pino? Gli inquirenti aretini ne hanno il dubbio ma non possono saperlo: manca il riscontro delle vecchie carte, che i doganieri non avevano sequestrato. E nel capannone di Geovision non c’è più niente. Le carte sono state spostate a Perugia col resto dell’archivio? Chissà.

Non resta che trasmettere gli atti nel capoluogo umbro per competenza. Toccherà al Pm Petrazzini capire se sono dossier inquietanti o solo materiale di scarto. Quei ritagli e quelle carte giudiziarie contegono dati sensibili o sono ormai privi di valore?