Migranti, associazioni di accoglienza in croce: sette milioni non pagati

Niente fondi da sei mesi: un primo stanziamento a livello nazionale è in arrivo ma non basterà a coprire l'intera somma

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Arezzo, 26 ottobre 2016 - Lo chiamano «business dei migranti», ma quanto frutta? Per ora sei mesi di arretrati. Proprio così, perché da maggio le associazioni che si occupano dell’accoglienza, mettendo a disposizione immobili e personale, non hanno visto un euro. Si parla di cifre di tutto rispetto: considerando che i migranti presenti sul territorio aretino sono circa mille e cento, per un costo di circa 35 euro al giorno si parla di 40 mila euro giornalieri, moltiplicato per sei mesi. In pratica, circa sette milioni di euro che mancano sul territorio. Già, perché le associazioni che si occupano dell’accoglienza sono tutte realtà aretine che lavorano e danno lavoro. Per qualcuna, quelle più strutturate, aspettare i rimborsi del ministero può essere normale amminiStrazione, per qualcun’ altra invece rischia di essere un problema serio. Tra i nomi delle associazioni troviamo L’Agorà d’Italia, Pronto Donna, Oxfam, L’isola che non c’è, l’associazione I Care, senza dimenticare anche le strutture alberghiere che hanno messo a disposizione i propri locali. Per loro, però, c’è anche una buona notizia: proprio ieri si è saputo di un imminente stanziamento da parte del Governo. «Qualche euro sta per arrivare – spiegano fonti della Prefettura – anche se lo stanziamento deciso a livello centrale è riferito a tutto il territorio nazionale, non sappiamo ancora quale sia la parte che toccherà al nostro territorio».

E dunque a questo punto il pericolo, anzi la quasi certezza, è che i fondi non andranno a coprire tutti i sette i milioni di euro che mancano per ricompensare chi, fino a qui, ha garantito al territorio di fare la sua parte. Anche se, spiegano ancora dalla Prefettura:

«La Toscana non ha mai rifiutato nessuno e probabilmente, al momento del riparto, si terrà conto del fatto che il territorio aretino ha giocato la sua parte senza mai tirarsi indietro. O almeno queste sono le nostre speranze». Nei prossimi giorni, quindi, una boccata d’ossigeno per gli operatori arriverà ma ancora non è dato sapere quanto importante e, soprattutto, fino a quando basterà. Anche perché gli sbarchi non si fermano e il territorio sarà chiamato, ancora una volta, a essere solidale.