Maxi-rissa, i 5 arrestati restano in carcere. Il Gip: "Liberarli è ridicolizzare lo Stato"

Le morivazioni del giudice dietro la decisioni: "Protervi, sarebbe criminogeno metterli fuori". "Non è stata una rissa per futili motivi"

Un ferito nella rissa di Saione

Un ferito nella rissa di Saione

Arezzo 17 agosto 2017 - Il segnale è forte e chiaro. I protagonisti della maxi-rissa di Saione di domenica sera, almeno i 5 che sono stati presi, restano in carcere. Con tanto di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip Gianni Fruganti (prossimo presidente della sezione penale del tribunale) al termine dell’udienza di convalida dei fermi.

I reati, per i quali già il Pm Marco Dioni aveva avuto il polso fermo di ordinare l’arresto, sono banali, dalla rissa alla resistenza (un pugno sul naso di un poliziotto) e alle lesioni lievi (tre giorni di prognosi per lo stesso agente) ma il contesto e l’allarme sociale scatenato da uno bagarre in cui si sono scontrati una cinquantina di nigeriani sono tali che richiedevano un intervento forte, un monito evidente per chi non si fa problemi a rovinare la domenica di un quartiere già al centro delle polemiche e anche un messaggio a una città che non vuole trasformarsi in un teatro di battaglia.

Fruganti lo ha dato e si è anche posto il problema del movente. Non può essere solo una banale lite, scrive nell’ordinanza, deve esserci di peggio. Forse questioni legate allo spaccio di droga. Il provvedimento suggella la mattina dell’udienza in carcere. E lì Frank Osagie, 35 anni, Kevin Uwagboe, di 27, Prince Washington, di 30, Jeffery Ogein, di 25 e Kevini Akaimie, di 23, restano a tempo indeterminato in attesa del prosieguo delle indagini. Secondo il Gip, la pena massima di 5 anni prevista per il reato di rissa e il rischio altissimo di recidiva specifica consentono di prevedere una pena superiore ai tre anni, il minimo per la custodia in cella.

Bisognerà vedere adesso se gli avvocati difensori Mario Cherubini e Lucia Cherici più Alessandro Mori appena nominato faranno ricorso al Riesame. Ma lì dovranno fare i conti con le motivazioni di Fruganti, durissime. «E’ quantomai concreto e attuale» - scrive - che i cinque «non avrebbero remore ad abbandonarsi ad altre pulsioni di violenza».

La «sostanziale impunità a fronte di fatti avvertiti da tutti come di allarmante gravità ed a fronte dei quali è ragionevole aspettarsi adeguata reazione da parte dello stato...non potrebbero che alimentare il senso di impunità e la protervia, svolgendo di fatto un’efficacia criminogena e così ridicolizzando l’aspetto preventivo dell’intervento repressivo».

D’altronde, stigmatizza il giudice, «l’estrema gravità dell’accaduto, con una violentissima rissa scoppiata in un’ora serale di un giorno festivo in un’area del centro cittadino adibita a parco (Campo di Marte Ndr) tra decine di persone, diverse delle quali si sono armate con strumenti di micidiale offensività quali bastoni e bottiglie rotte...con grave rischio...anche per chi lì si trovasse a passare anche per caso, vale a dare precisa contezza degli inaccettabili standard ai quali gli stessi si conformano...rendendone trasparente la pericolosità ad amplissimo spettro». Non ci stanno gli aretini ad accettare questo modello di città, non ci stanno le forze dell’ordine e non ci sta neppure il Gip. Stavolta è davvero pugno di ferro.