Martina, un testimone a sorpresa: "Un urlo e la fuga nelle scale". E la sentenza slitta

Il Pm Rossi: "I due giovani si sono preparati un alibi". Chi corre giù? Secondo l'accusa Albertoni: che però per i ragazzi doveva essere sceso prima

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 22 novembre 2017 - L’asso nella manica il procuratore capo Roberto Rossi se lo è tenuto in serbo fino all’ultimo giorno utile. E poi se lo è giocato come la carta principe nella requisitoria del caso Martina, il giallo nel quale ieri sarebbe dovuto arrivare il verdetto del Gup Piergiorgio Ponticelli sul rinvio a giudizio dei due ragazzi castiglionesi accusati di aver provocato la morte della studentessa genovese mentrelei tentava di sfuggire allo stupro.

Nella camera 609 di un grande albergo di Palma di Maiorca, all’alba del 3 agosto 2011. Invece è ancora tutto in sospeso, perchè la decisione è rinviata di una settimana, a martedì 28. E però nella maratona in aula c’era la sorpresa incorporata: la testimonianza di un turista danese che occupava la stanza vicina a quella della tragedia. Rossi e le parti civili la leggono come la smentita della verità che i due imputati, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, hanno sempre raccontato. E se così fosse è chiaro che la loro posizione si farebbe parecchio più difficile.

Ma restiamo ai fatti. La versione del signor Jars J. la raccoglie la polizia danese nel maggio 2013, quando sente per rogatoria degli inquirenti italiani (all’epoca la procura di Genova) questo protagonista finora rimasto in incognita. I ricordi del turista sono ancora nitidi: quella mattina, poco prima dell’alba, lui sentì voci maschili e femminili, sempre più concitate, nella stanza 609.

Poi un urlo di donna (secondo Rossi è Martina che grida mentre precipita) e subito dopo il rumore di qualcuno (per il turista era uno dei due castiglionesi) che scende precipitosamente le scale, a due gradini per volta. Bene, ricostruisce il procuratore, non poteva essere Luca Vanneschi, che stando al racconto unanime degli amici, scese con l’ascensore. Quindi doveva trattarsi di Albertoni.

Ma se così fosse, sarebbe una radicale smentita di quanto hanno sempre detto Alessandro e Luca, sia quando furono sentiti come testimoni a Genova, il 6 febbraio 2012, sia con le compagne di Martina. Perchè la versione dei due amici è che Martina avrebbe dato all’improvviso segni di squilibrio: parole senza senso e anche graffi sul collo di Albertoni. Quest’ultimo sarebbe allora corso al primo piano dalle compagne di vacanza della studentessa a chiedere aiuto.

Ma prima che la ragazza precipitasse, momento nel quale Luca Vanneschi sarebbe stato solo con lei in camera. Invece, se regge l’ipotesi del procuratore basata sul racconto del danese, nella stanza 609, quando Martina volò giù, c’era anche Albertoni, che soltanto dopo scese le scale a precipizio. Fosse questa la reale sequenza dei fatti in quell’alba di tragedia, che ragione avevano Alessandro e Luca di fornirne una versione ritoccata? Rossi non ha dubbi: prepararsi un alibi a posteriori. Ma di quello non hanno bisogno gli innocenti.

Ovviamente, anche quella del procuratore è una ricostruzione indiziaria, sia pure suffragata non solo dal racconto del signor Jars ma anche di altri turisti danesi in albergo. Ce ne sono altri due, ad esempio, che ricordano l’urlo della ragazza e poi il tonfo sordo del corpo che cade nella fontana al piano stradale. E c’è il verbale del poliziotto spagnolo che per primo sentì Albertoni e Vanneschi poco dopo il tragico volo. I due castiglionesi gli avrebbero detto (il condizionale è d’obbligo perchè l’agente parlava solo spagnolo e i ragazzi solo italiano) che erano entrambi in camera quando Martina cadde, che la videro avvicinarsi al balcone per vomitare, come se stesse male, e poi precipitare.

Un quadro di versioni convergenti nel quale Rossi legge la conferma della sua ipotesi d’accusa: Martina morì perchè cercava di sfuggire alla violenza sessuale di Alessandro e Luca insieme. Per evitarla tentò di scavalcare dal balcone della 609 a quello della stanza a fianco, ma perse la prese e volò giù con l’urlo di cui parlano gli altri ospiti dell’hotel. E’ una trama sottile, ma certo la testimonianza del turista danese non gioca a favore dei due ragazzi. Anche in un eventuale processo. Prima però bisogna che il Gup Ponticelli ce li mandi a processo. E non è ancora detto. Lo sapremo solo alla prossima puntata. Fra una settimana esatta. Il secondo martedì del giudizio.