Martina, udienza sospesa: sentenza verso il 28, Pm chiede rinvio a giudizio

Stessa richiesta dalle parti civili, mentre la difesa punta dritto verso il proscioglimento dei giovani di Castiglion Fibocchi. Accusa norte come conseguenza di altro reato, cioé l'eventuale tentativo di stupro

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 21 novembre 2017 - E' stata sopesa poco dopo le 17 l'udienza dal Gup sul caso di Martinna Rossi, la ragazza morta cadendo dall'albergo di Palma di Maiorca: il nodo da sciogliere è se il giudice disporrà o meno in rinvio a giudizio per i due giovani di Castiglion Fibocchi. A questo punto le repliche delle parti e la sentenza dovrebbero scivolare al 28 novembre, tra una settimana.

Il procuratore capo Roberto Rossi dopo una lunga requisitoria aveva chiesto naturalmente il rinvio a giudizio. Poi è arrivato il momento delle parti civili e della difesa. Le parti civili, sulla scia della Procura, per voce dell'avvocato Luca Fanfani si sono unite nella richiesta di rinvio a giudizio. Sul fronte della difesa il primo a parlare è stato l'avvocato Buricchi: ha chiesto il proscioglimento per gli indagati. E sempre a nome della difesa nel pomeriggio l'intervento dell'avvocato Tiberio Baroni. La decisione era attesa già per stasera, poi la decisione del giudice di fissare una nuova udienza a breve.

LA VICENDA. Cosa è successo davvero nella stanza 609 dell’Hotel Santa Ana di Cala Mayor, Palma di Maiorca, giusto qualche minuto prima delle sette del mattino del 3 agosto 2011? Coglie nel segno il procuratore capo Roberto Rossi quando ipotizza nel suo capo di imputazione che Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, due ventenni (all’epoca) di Castiglion Fibocchi, causarono la morte di Martina Rossi precipitata dal sesto piano, mentre tentava di scavalcare verso il balcone della stanza a fianco per sfuggire a un tentativo di violenza sessuale? Oppure hanno ragione i due ragazzi a dire che la coetanea, studentessa genovese di architettura, si buttò dal terrazzzo dopo aver urlato parole senza senso in un atteggiamento sempre più aggressivo?

Non è il giorno della sentenza e quindi non è neanche quello in cui si affaccerà una prima verità processuale. Ma è comunque il giorno nel quale al Gup Piergiorgio Ponticelli tocca di dire se ci sono gli elementi per mandare a processo Alessandro e Luca, di stabilire insomma se la ricostruzione d’accusa ha fondamenta abbastanza solide per essere sostenuta in giudizio. O se i due giovani possono finalmente (per loro) rientrare nell’ombra dopo sei anni di scomoda esposizione mediatica.

Un martedì, insomma, lungo quanto una maratona: il giudice ha stabilito un calendario che va avanti fino al pomeriggio, quando entrerà in camera di consiglio per uscirne presumibilmente in serata col verdetto: processo o archiviazione.

Ultimo atto di un’udienza preliminare che va avanti da primavera e nella quale ognuno ha calato le sue carte. Di certo, quel 3 agosto la polizia spagnola chiuse il caso in tutta fretta, senza neppure disporre il sequestro della stanza: suicidio. C’è voluta la tenacia dei genitori di Martina, Bruno e Franca, per far riaprire l’indagine a Genova e c’è voluta la pazienza della polizia e del Pm Biagio Mazzeo (che ha poi trasmesso gli atti ad Arezzo) per setacciare tutto quello che non torna nella verità di Alessandro e Luca.

In primis le frasi che si scambiano (intercettati) in una stanzetta della procura genovese mentre aspettano di essere interrogati, il 6 febbbraio 2012, sei mesi dopo la tragedia. «Non hanno trovato tracce di violenza» - dice Albertoni a Vanneschi in una pausa di una giornata interminabile. «Sessuale?», replica Luca. Ed era una fase nella quale ancora nessuno aveva ipotizzato il tentativo di stupro. E poi ci sono le telefonate che i due si scambiano negli stessi giorni, fra loro e coi compagni di vacanza, che lasciano il sospetto del tentativo di costruire una verità ad hoc.

Senza dimenticare la prima versione che avrebbero dato a un poliziotto spagnolo e che non coincide con quella definitiva: erano tutti e due nella camera con Martina quando lei volò giù o c’era solo Luca perchè Alessandro era già sceso a chiedere aiuto alle amiche di lei? Dalla parte dei castiglionesi l’unica testimone oculare della caduta, la cameriera Francisca P. che non ha dubbi: «Si è buttata volontariamente».

Indizi certi di un tentativo di stupro non ne sono rimasti, solo forti dubbi. Sullo sfondo i retroscena torbidi di una vacanza trasgressiva, a cominciare dalla droga che i ragazzi avevano comprato. Martina non ne fece uso e non aveva neppure bevuto, dicono le analisi. E allora qual è il mistero della camera 609, se ce n’è uno?