Martina, le intercettazioni sono utilizzabili: ecco le frasi choc che entrano nel processo

Il Gip ha respinto l'eccezione e disposto la trascrizionei: si è riservato di decidere sul fatto che la vicenda sia stata già giudicata in Spagna. Il caso della cameriera spagnola

I genitori di Martina

I genitori di Martina

Arezzo, 30 maggio 2017 - Dal Gip per il caso Martina. Il primo nodo è stato sciolto: il giudice Ponticelli ha respinto l'eccezione sulla inutilizzabilità delle intercettazioni sollevata dall'avvocato Stefano Buricchi perché mancavano i gravi indizi per disporle. No, replica il Gip alla memoria difensiva, quelle frasi possono entrare in aula.. E ha affidato l'incarico di trascriverle. Operazione che sarà completata entro l'udienza del 10 luglio, quando sarà presa la decisione sul rinvio a giudizio degli accusati.

Si riserva, invece, sull’altra eccezione presentata da Tiberio Baroni, il legale di Albertoni. Lui sostiene che c’è un "ne bis in idem" internazionale. In altre parole, sul caso Martina c’è già un giudicato della magistratura spagnola che aveva archiviato tutto come suicidio e non si può imbastire un altro processo in Italia. Baroni deposita anche le tre sentenze del tribunale di Maiorca che ha acquisito durante le sue indagini difensive alle Baleari. Ponticelli vuole la traduzione, poi deciderà. Se ne riparla a metà luglio.

E l'8 giugno tutti di nuovo in aula per la traduzione della rogatoria della cameriera spagnola: la famosa dichiarazione con la quale l'addetta alle pulizie dell'albergo dichiarava di aver visto la ragazza buttarsi. Cosa che i genitori di Martina escludono categoricamente: genitori presenti anche ieri in aula, dignità e orgoglio, la cifra di questa famiglia dal cuore spezzato ma dalla volontà di ferro.

Le intercettazioni riguardano le frasi con le quali Alessandro rassicura Luca uscendo dall’interrogatorio in procura: «Sul corpo non sono riportati segni di violenza sessuale». In un momento, il 7 febbraio 2012, in cui lo stupro non era ancora all’ordine del giorno delle indagini condotte dal Pm genovese Biagio Mazzeo. Ecco perchè stamani Tiberio Baroni e Stefano Buricchi, gli avvocati difensori di Alessandro Albertoni, l’eterno studente, il campione di motocross e anche il più scafato dei due, e Luca Vanneschi, piccolo imprenditore, entrambi di Castiglion Fibocchi, hanno presentato al Gip Piergiorgio Ponticelli un’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni fra i due ragazzi: le telefonate e gli sms che si scambiano prima di essere sentiti a Genova, nei quali sembrano accordarsi su cosa dire agli inquirenti, e il video (con sonoro) che li riprende mentre attendono di testimoniare, in una saletta del palazzo di giustizia ligure.

E ancora il breve scambio di battute mentre uno ha già finito e l’altro deve ancora cominciare. Le frasi non sono tali da inchiodare i due ragazzi ai reati di cui li accusa il procuratore capo Roberto Rossi: il tentativo di violenza sessuale su Martina che per salvarsi avrebbe cercato di scavalcare dal terrazzo, precipitando giù. Appunto la morte come conseguenza di altro reato che è l’altra parte del capo di imputazione. Prima di andare a Genova, Alessandro dice agli amici (ci sono anche gli altri due ragazzi accusati di false dichiarazioni al Pm): vediamoci per concordare.

E poi suo padre va dai genitori di Luca, uscendone con la certezza che non ci saranno discrepanze. C’è infine quello che i due castiglionesi si dicono nella stanzetta della procura ripresi dalla telecamera. «Digli che eri a letto, hai sentito un tonfo e hai visto una figura cadere giù», suggerisce Alessandro a Luca.