Martina, la Procura punta sulle telefonate tra i ragazzi accusati: tentativi di accordo?

La trascrizione prima mossa all'udienza preliminare sul caso della ragazza morta giù dall'albergo. Ma mercoledì salterà per lo sciopero degli avvocati

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 22 maggio 2017 - Doveva essere la prima udienza del giallo dei gialli, quello di Martina Rossi, la studentessa genovese morta il 3 agosto 2010 precipitando dal sesto piano di un grande albergo di Palma di Maiorca. Secondo i Pm, per tentare di sfuggire alla violenza sessuale di due ragazzi di Castiglion Fibocchi. Doveva, appunto, perchè salterà tutto, causa l’ennesimo sciopero degli avvocati che mercoledì nell’aula del Gip Piergiorgio Ponticelli si asterranno da questo avvio di processo.

E tuttavia la procura non molla l’osso. Nel senso che ha intenzione di cristalizzare fin dall’udienza preliminare le prove contro Alessandro Albertoni, studente universitario di lettere, campione di motocross, e Luca Vanneschi, piccolo imprenditore edile. A cominciare dalle telefonate in cui avrebbero cercato di mettersi d’accordo sulla versione da rendere al Pm di Genova Biagio Mazzeo, che ha seguito la fase iniziale delle indagini.

Bene, il procuratore capo Roberto Rossi e il suo sostituto Julia Maggiore, paiono intenzionati a chiederne subito la trascrizione, senza accontentarsi dei brogliacci della polizia giudiziaria. Una mossa insolita in questa fase (di solito si attende l’inizio del dibattimento) ma che dice della determinazione con la quale l’accusa andrà all’attacco dei due ragazzi, cui viene contestata la morte come conseguenza di altro reato, che poi altro non sarebbe se non il secondo capo d’imputazione: la tentata violenza sessuale di gruppo.

Uno degli indizi-chiave di un caso in cui di certezze ce ne sono poche sono proprio le mosse con i quali Albertoni e Vanneschi avrebbero provato, in prossimità del primo interrogatorio a Genova, il 7 febbraio 2012, ad abbozzare una verità comune da offrire agli inquirenti. Ma a quel punto Alessandro e Luca sono già sotto intercettazione telefonica e la polizia segue le loro conversazioni e i loro sms. Già il 2 febbraio, dopo un appuntamento concordato tramite i messaggini, i due si vedono al circolo del paese. Il giorno dopo, poi, Albertoni parla con Federico Basetti, un altro dei protagonisti della vacanza, ora sotto processo a Genova con Enrico D’Antonio, per false dichiarazioni al Pm: «Bisogna che ci vediamo tutti e quattro per concordare quello che c’è».

E il 5 febbraio è il padre di Alessandro che va dai genitori di Luca. Poi chiama la moglie che cerca di bloccarlo nel timore che il telefono sia sotto controllo come in effetti è. Ma lui la rassicura lo stesso: Vanneschi darà una versione concordante con quella di Alessandro. Non basta. I ragazzi saranno ripresi nell’intercettazione ambientale alla procura di Genova, mentre aspettano di essere interrogati. Albertoni consiglia Luca: «Digli che dormivi».

E ancora: «Non parlano di violenza sessuale». Poi l’ultimo incontro con Federico ed Enrico quando questi tornano a loro volta dall’interrogatorio nel capolugo ligure. La curiosità è tutta per capire come sia andata. Anche sulla base di una riunione precedente svoltasi nel cuore della notte. Di tutto questo i Pm potrebbero chiedere la trascrizione da subito, senza ulteriori indugi.

Segno dell’importanza che vi attribuiscono per inquadrare le responsabilità di Albertoni e Vanneschi. Ma se così fosse, probabilmente non salterà l’udienza dello sciopero degli avvocati, ma anche quella successiva. Perchè l’incarico a un perito si porta via almeno un mese. Probabile a quel punto che si vada a dopo l’estate. Il giallo di Martina non finisce mai.

di Salvatore Mannino