Martina, il giudice si riserva su Verdone testimone, processo aggiornato al 27 marzo

Il pm Rossi si è opposto alla richiesta della difesa. Alla sbarra per la morte della ragazza due giovani di Castiglion Fibocchi. L'accusa: caduta per sfuggire ad un tentativo di stupro. Loro: innocenti

Martina Rossi

Martina Rossi

Arezzo, 13 febbraio 2018 - Si è riservato il giudice sull'ammissione come testimone di Carlo Verdone al processo per la morte di Martina Rossi. Il pubblico ministero Roberto Rossi si è opposto alla richiesta della difesa, il processo è stato quindi aggiornato al 27 marzo.

E' iniziato così il processo per la morte della studentessa genovese precipitata da un albergo di Maiorca, per la quale  e ci sono due ragazzi aretini sul banco degli imputati, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.

Con la ragazza divisero una notte in discoteca e la camera (la loro) dalla quale lei si buttò nell’alba tragica del 3 agosto 2011. La ricostruzione della procura è drammatica, per non dire peggio: Martina sarebbe scivolata per sfuggire alle moleste attenzioni dei due ventenni (allora) di Castiglion Fibocchi. Di qui la duplice accusa con cui stamani si va in giudizio dinanzi al collegio penale presieduto da Angela Avila: morte come conseguenza di altro reato e tentata violenza sessuale di gruppo, perchè anche due, per la legge, bastano a fare un branco.

Inutile dire che Alex, campione di motocross e studente, e Luca, piccolo imprenditore, hanno sempre negato, pur se, da quando sono indagati, hanno preferito non farsi mai interrogare dai Pm. Le loro ultime dichiarazioni le hanno rilasciate a Genova nel febbraio 2012, quando erano ancora semplici testimoni, sia pure sospettati, tanto che la stanza in cui aspettavano di essere sentiti era imbottita di microfoni e telecamere.

Ma per discutere degli indizi che il procuratore capo Roberto Rossi porta a sostegno della sua ipotesi d’accusa e di quelli che invece giocano a favore della difesa (gli avvocati Tiberio Baroni per Albertoni e Stefano Buricchi per Vanneschi) ci sarà tempo nell’arco di un processo destinato a durare mesi. Oggi intanto si comincia dalle questioni preliminari, prima di tutte le liste testi delle parti. Il vero botto l’ha fatto Baroni, che ha citato fra gli altri Carlo Verdone, che dovrebbe riferire sulla scena del suicidio di Veronica Pivetti nel suo «Viaggi di nozze».

Un colpo di scena che ha indignato molti degli altri protagonisti: humour nero di dubbio gusto. Stamani Rossi e la parte civile (gli avvocati Luca Fanfani e Stefano Savi) si opporranno sicuramente alla testimonianza dell’attore-regista, spiegando che non c’entra niente. Si annuncia battaglia. Più «normali» le altre citazioni: i poliziotti che hanno indagato, i turisti, due sono danesi, che hanno visto o sentito in hotel,la cameriera spagnola che giura sul suicidio, gli agenti spagnoli. E poi i due convitati di pietra del processo, citati dalla procura: i genitori di Martina, Bruno e Franca Rossi. Due maschere del dolore, ma non si sono persi una tappa di q