"Malata e sotto chemio, mi vogliono sfrattare": drammatico appello di una donna

Oggi l'ufficiale giudiziario andrà a notificarle il provvedimento. Gravemente malato anche il marito, non riescono a pagare il mutuo. Chiede una sospensiva

Sfratto (foto d'archivio)

Sfratto (foto d'archivio)

Arezzo, 13 febbraio 2018 - Insieme al marito è andata a protestare davanti al tribunale per il provvedimento dell’ufficiale giudiziario che oggi le notificherà di dover lasciare la casa di Cavriglia dove abita da quindici anni. La vicenda che vede protagonista Anna Rizzo, 41 anni, nasce da lontano, ovvero dalla causa che ha intentato per usura e anatocismo nei confronti di una banca.

«A causa in corso e davanti a un procedimento giudiziario che va avanti - spiega la donna - non si dovrebbe arrivare a provvedimenti irreparabili». Tra l’altro Anna è ammalata di tumore, «sto seguendo un ciclo di chemioterapia - racconta - e sono stanca di subire, non ce la faccio più, sono invalida al 100% e se mi tolgono la casa, alla quale tengo tantissimo, non so proprio quale fine possa fare».

Aggiunge che il marito è a sua volta malato, «soffre di paraparesi spastica ereditaria e specialmente in determinate situazioni climatiche riesce a camminare soltanto con grande fatica». Anna Rizzo lancia un appello alle autorità e in particolare al prefetto Clara Vaccaro affinché intervenga per una sospensiva del provvedimento che da oggi appunti diventa esecutivo dopo la notifica dell’ufficiale giudiziario incaricato dall’Istituto Vendite Giudiziarie a incamerare l’immobile per essere messo all’asta.

Si tratta di una vicenda particolare che scatta dal momento in cui la famiglia non riesce più a saldare le rate del mutuo da 150 mila euro contratto nel 2003. Un mutuo, sostiene Anna Rizzo, «che aveva interessi da capogiro, e anche una perizia effettuata da un consulente di parte da noi incaricato, Maurizio Forzoni, lo sostiene». Tra l’altro la notifica odierna verrà presentata proprio nelle stesse ore nelle quali si svolgerà in tribunale l’udienza in cui Anna Rizzo e il marito chiedono che l’abitazione venga lasciata in loro possesso.