"Liberate il vigilante del furgone con 4 milioni d'oro": i giudici del Riesame in riserva

Decisione prima di Ferragosto, la guardia sparì col blindato durante il giro con un collega. Poi è riapparso a Lucca ma senza spiegare

L'arresto di Antonio Di Stazio

L'arresto di Antonio Di Stazio

Arezzo, 10 agosto 2016 - NON HA MAI parlato con i carabinieri o con il Pm Julia Maggiore che conduce le indagini, non ha mai detto una parola su che fine abbiano fatto i 4 milioni di oro contenuti nel furgone della Securpol di cui era al volante, eppure spera ancora di tornare in libertà dopo quasi un mese di carcere. Lui ovviamente è Antonio Di Stazio, protagonista di una delle più clamorose e rocambolesche storie di cronaca della città dell’oro. Il suo avvocato, il lucchese Marco Treggi, lo stesso che lo assistè quando decise a presentarsi ai carabinieri di Lucca facendo l’ingenuo («Mi cercavate?»), lo ha difeso ieri mattina davanti al tribunale del Riesame, chiedendo appunto che venga messo fuori dalla cella di San Benedetto. O totalmente libero o almeno agli arresti domiciliari.

Inutile dire che la procura si oppone: Di Stazio deve rimanere dentro, contro di lui ci sono eclatanti indizi di colpevolezza. I giudici del Riesame, come sempre, si sono riservati la decisione per i prossimi giorni. Il verdetto dovrebbe comunque arrivare prima della pausa di Ferragosto. Difficile che sia favorevole al vigilante, ma mai dire mai.

RESTA tutto il colore di un caso che ha fatto discutere una città intera. La guardia sparì alle quattro e mezzo del pomeriggio dell’11 luglio, nei pressi della rotatoria di Badia al Pino. Insieme a un collega (che è stato anche lui sospeso dal servizio, mentre per Di Stazio è scattato il licenziamento) stava facendo il consueto giro delle aziende orafe per recuperare il metallo prezioso da portare poi nel caveau di San Zeno. All’improvviso la sorpresa: l’altro scende davanti alla terza ditta del tour e quando torna non trova nè Di Stazio nè il furgone. Scatta subito l’allarme interno della Securpol, ma i carabinieri vengono avvertiti solo dopo una mezzoretta.

IL BLINDATO verrà poi individuato nella piazzola che solo qualche cespuglio di macchia mediterranea separa dall’area di servizio di Badia al Pino ovest, la stessa da cui il poliziotto Luigi Spaccarotella fulminò Gabriele Sandri. Del vigilante e dell’oro nessuna traccia, a casa di Di Stazio non c’è nessuno, l’auto è parcheggiata sotto l’abitazione, il cellulare perennemente staccato. Arriveranno poi le immagini delle telecamere che apparentemente lo inchiodano: il furgone che fa manovra e scompare, senza una traccia di banditi o rapina. Il vigilante si rifà vivo a Lucca il 19 luglio, quando tutti lo danno in fuga: fa lo gnorri, dice di essere stato in ferie. La sera è già al suo solito circolo dove i carabinieri lo arresteranno su ordine di custodia firmato dal Gip Anna Maria Lo Prete. E’ accusato di furto aggravato. Ma lui dice che non sa niente e intanto non spiega niente.

Salvatore Mannino