Le nostre battaglie: Pionta, un "inferno" tra spaccio, scritte, palazzine fatiscenti

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Pionta

Pionta

Arezzo, 22 febbraio 2017 - Facciamo il nostro ingresso nel parco Pionta. Sette ettari di verde nel cuore della città, immerso nei ventisette dell’intera area. Il parco è obiettivamente pulito (la manutenzione spetta al Comune), non ci sono cartacce e sporcizia in giro. Ci sono bambini che giocano, e famiglie che si godono il sole. Qualcuno fa jogging e scende lungo il vialetto di ciottoli. Altri passeggiano. Questo nella parte sinistra del parco. Impossibile non notare che nella parte destra i tavolini da pic nic e le panchine sono tutte occupate da giovani magrebini. E’ subito evidente che non sono lì per fare quattro chiacchiere, o perlomeno, non solo. Il giro che si crea là intorno è da capogiro. Del resto le forze dell’ordine, costantemente impegnate su questo fronte, hanno scoperto anche come agiscono.

Nascondono microdosi di droga sotto terra, sigillati, per fuggire al fiuto dei cani, le recuperano e inizia lo spaccio. L’atmosfera si surriscalda all’uscita delle scuole. I ragazzini che arrivano fin qua sono decine. Si radunano in quella parte del sentiero dove c’è una cancellata, scollettando la quale, dopo pochi metri, si giunge alla zona universitaria. Da dietro il primo edificio, abbandonato, che troviamo sulla destra compare un altro giovane, infila le mani in un cipresso e tira fuori un piccolo involucro bianco. Poi scompare dietro la palazzina. Noi, un po’ incoscienti, lo seguiamo, lo adocchiamo dietro, in compagnia di un ragazzo. Stanno accendendo qualcosa, non so se uno spinello o scaldando eroina. Giriamo l’angolo e proprio a due metri di distanza da loro una giovane mamma sta scaricando dalla sua auto un passeggino su cui fa sedere il suo piccolo. Un coppia passeggia. Scene di ordinaria quotidianità, separate solo da un muro, da droga e spaccio.

Continuiamo il nostro cammino e arriviamo davanti al bel palazzo dell’orologio, oggi sede del polo universitario. A sinistra le rovine del primo Duomo d’Arezzo e indietro, nella storia, centinaia di anni di splendore. Oggi delle sue origini, del suo splendore e della sua fama rimane ben poco.

LUOGO incantevole, in alcuni suoi angoli quasi magico, ma che è rimasto schiacciato dal passare del tempo e dall’incuria. E’ una fitta al cuore vedere edifici decaduti, mura imbrattate da vandali, incuria generale al fianco di eleganti panchine in muratura, ai resti del Duomo, agli eleganti edifici. Alcune delle palazzine stanno crollando. La cucina e i bagni dell’ex ospedale psichiatrico sono cadenti e trasnennati da anni. la Villa Chianini e la ex casa suore sono abbandonati. Dietro le transenne, posizionate per una questione di sicurezza, i tetti sono quasi divelti, le grondaie sono finite a terra e finestre e muri sono stati presi di mira da vandali, che hanno voluto infierire ulteriormente su quel decadimento generale. Le erbacce si sono allungate ovunque, marciapiedi, tetti, mura. Auto sono parcheggiate ovunque, dando ancora di più il senso del disordine e dell’abbandono. Sembra di camminare in un quartiere deserto se non fosse per la gente che incontri tra i viottoli. Studenti, pazienti, medici che passeggiano a testa bassa, forse per non cedere lo sguardo allo scempio che ha ormai preso il sopravvento da queste parti.