"Io, derubato 36 volte: ora basta". La rabbia di un benzinaio da anni nel mirino

Continua l'odissea di Michele Pecora in Valdarno. In totale danni e furti per 150 mila euro. "Nessuna sicurezza: voglio smettere di pagare le imposte comunali"

Michele Pecora

Michele Pecora

Arezzo, 28 ottobre 2016 - «Trentasei furti in 31 anni di attività. Diciotto dal 2005 ad oggi. Gli ultimi due nel giro di una settimana. Si è passato il limite da un pezzo». E’ esasperato Michele Pecora, titolare dell’area di servizio di via Ferrari aMontevarchi, nel mirino costante dei soliti ignoti. «Non riusciamo a fermarli neppure con gli allarmi, le telecamere e le chiusure blindate – dice – e così non si può più andare avanti».

Le ennesime incursioni di una lista lunghissima si sono verificate nelle notti del 3 e del 9 ottobre scorsi. I ladri hanno lanciato il pesante coperchio di ghisa di un tombino contro la porta sul retro dnel bar tabacchi e hanno fatto razzia di sigarette e Gratta e Vinci. «Nel primo caso, l’allarme è suonato alle 3.20. Erano in cinque, incappucciati, e hanno rubato merce per 15 mila euro; nel secondo si sono presentati in tre, probabilmente gli stessi perché hanno agito in fotocopia per introdursi nei locali».

Stavolta però non sono riusciti nell’impresa. L’imprenditore aveva sistemato «bionde» e biglietti della lotteria istantanea in una struttura blindata protetta da una saracinesca, una barra di acciaio e lucchetti. Magra consolazione per chi deve fare i conti con tanti altri danni e ingenti: «Intorno all’una di notte abbiamo sentito suonare di nuovo il cellulare collegato con l’impianto di videosorveglianza – prosegue Pecora – e non ci potevamo davvero credere. Non dormiamo più, ormai ci sentiamo sotto assedio».

Del resto, i numeri parlano chiaro: «Ho fatto una stima e in totale, tra danneggiamenti e oggetti rubati, ho finito per rimetterci più di 150 mila euro. In parte mi sono stati restituiti dalle assicurazioni che, però, da tempo non vogliono più coprirmi perché ho una categoria di rischio troppo elevata, nonostante abbia preso tutti gli accorgimenti necessari per proteggermi. Ora sarò costretto a installare porte in ferro e trasformare questo posto in un carcere, dove meriterebbero di stare i ladri».

Demoralizzato, avvilito e arrabbiato, l’esercente è convinto che il vero problema risieda altrove: «Possiamo adottare tutte le misure di prevenzione possibili, ma devono essere le istituzioni a farsi carico della questione. Ho portato i filmati e fornito la massima collaborazione alle forze dell’ordine, ho scritto lettere ai vertici dei dei Carabinieri, della Polizia e alla Prefettura. Non sono più disposto ad accettare la spiegazione che stando alle statistiche viviamo in un’isola felice.

La realtà è che lavorare così è difficile, le nostre famiglie hanno perso la tranquillità così come i nostri dipendenti. Pretendiamo perciò risposte puntuali a un disagio reale. Altrimenti, visto che il primo responsabile della sicurezza è il sindaco, potremmo smettere di pagare i tributi al Comune«. Un paventato sciopero del fisco che, conclude Pecora, «forse attirerà l’attenzione di chi di dovere. Altrimenti che dovrei fare, attrezzarmi con un vigilante armato?». Intanto Confesercenti si è attivata immediatamente per una serie di incontri con i rappresentanti istituzionali.

di Maria Rosa Di Termine