"Io alla gogna ma non porto rancore": giallo dei quadri, parla don Claudio

"Appena ho saputo del furto ho detto subito: riprendetevi tutto". Ricostruisce la vicenda e il sollievo di esserne quasi fuori. "Ora guardo avanti"

Don Claudio Brandi

Don Claudio Brandi

Arezzo, 19 gennaio 2018 - Finalmente rompe il silenzio. «Ora ne possiamo parlare». Don Claudio Brandi, il parroco della Collegiata di San Lorenzo di Montevarchi rompe il silenzio e ricostruisce i contorni di una vicenda balzata alla ribalta delle cronache.

«Iniziamo dal principio e dalla mia conoscenza con l’antiquario Verdi. Vive alcune difficoltà e ho cercato sempre di aiutarlo umanamente. Rientra nel mio ministero dare una mano alle persone a prescindere da quel che siano o possano avere fatto. Quando mi ha presentato il primo quadro, in luglio, ha spiegato di averlo avuto in conto vendita da un avvocato che conosceva da tempo. Voleva 4 mila euro, prezzo eccessivo a mio parere. Tanto che, dopo aver chiesto al proprietario, almeno così mi aveva raccontato, ci siamo accordati per la metà. Alcuni giorni più tardi è tornato con altri 3 dipinti, dicendomi che erano sempre in conto vendita. Pure in quel caso abbiamo convenuto sulla spesa, altri 8 mila euro».

Non le è venuto alcun sospetto? «No, in quanto le opere non erano per me, ma per la parrocchia e Verdi ha firmato un documento in cui ne certificava l’origine, specificando che erano gestite da lui, e il prezzo di ognuna. Soltanto a fine ottobre mi paventò che la provenienza non era proprio chiara e gli intimai di riprendersele e consegnarle ai Carabinieri. Le ho tolte dalla canonica caricandole sul furgoncino in attesa di un recupero mai avvenuto. Al punto che, dopo la perquisizione del 4 novembre, le ho riconsegnate io stesso. Tutto qui».

Insomma, un peccato di ingenuità? «Mi si può ritenere un ingenuo, ma i sacerdoti che si relazionano con la gente in condizioni border line di vario tipo non possono partire prevenuti nei confronti dell’altro. Ogni giorno ci misuriamo con disagio e emarginazione e capita di dare aiuto anche a chi non se lo merita. Non solo a chi presenta le garanzie».

Verdi lo ha risentito? «No, mi ha fatto arrabbiare ma non c’è astio nei suoi confronti».

Cosa rimane di questa storia? «Amarezza e delusione, ma soprattutto mi pare di vivere in un contesto in cui prima si è colpevoli e poi eventualmente innocenti. Una volta si doveva dimostrare la colpevolezza, oggi l’innocenza e questo è di bassa lega. Ho letto i giornali e seguito il dibattito sui social e non posso nascondere il rammarico perchè, a mio avviso, non c’erano gli estremi per una simile gogna. Forse si è voluto colpire anche la Chiesa che si schiera e accoglie. Mi consola la fortissima solidarietà di tutti quelli che ho incontrato, nessuno escluso».

Che farà da domani? «Abbiamo diverse iniziative in cantiere e, ora che il Centro pastorale è finito, si passa alla casa di accoglienza per i profughi e i bisognosi nel vecchio asilo. Poi il restauro di Cennano che, grazie al contributo del Governo, diventerà parte integrante del nuovo museo d’Arte Sacra»