Incubo siccità: piogge calate del 30%. Autunno asciutto, l'agricoltura trema

Numeri pesantissimi: le giornate di precipitazioni dimezzate. E la metà della pioggia è caduta tutta in quattro giorni

Siccità, un'emergenza che continua

Siccità, un'emergenza che continua

Arezzo, 23 ottobre 2017 - Respirano solo i comuni che se l’erano presa comoda con la pulizia dei fossi. Perché l’autunno delle grandi piogge per ora è solo il prolungamento di un anno da dimenticare. Siccità, siccità record. I dati segnano rosso: e la conferma arriva dall’ufficio meteo e protezione civile del Comune. «Siamo ormai ad un calo di piogge del 30% su base annua» spiega il responsabile Giovanni Baldini. Il confronto non è con un anno «x» ma con la media trentennale delle precipitazioni.

Quindi non possiamo neanche prendercela con il 2016, che bontà sua sul piano della pioggia era andato benino, specie nei mesi più impensabili. No, è proprio un calo reale. La piovosità media da gennaio a tutto ottobre segna 429 millimetri, duecento meno delle quote tradizionali. Ma è solo uno degli aspetti dell’emergenza le cui conseguenze alla fine ricadono soprattutto sull’agricoltura: che ha subito cali drastici di produzione in settori chiave come olio, miele, vino e castagne.

Perché i giorni piovosi sono stati il 43% meno del solito: in tutto 39, poco più di un mese sui nove quasi al traguardo. E la metà complessiva della pioggia caduta si è accumulata in soli 4 giorni. «Questo – nota Baldini – è uno dei dati più preoccupanti: significa che quell’acqua ha portato più danni che benefici». Va bene, però ci sono ancora dieci gironi di ottobre e novembre davanti per recuperare? In teoria sì. Ma solo in teoria. Da qui alla fine di ottobre un po’ di pioggia è arrivata domenica, a benedire il weekend, ma appena appena una spruzzata e per tornare a ruota ad una situazione di alta pressione simile a quella che stiamo vivendo ormai da tempo.

E novembre? «Tutti i modelli globali concordano su un mese che sarà molto siccitoso». Cosa che davvero sarebbe dirompente rispetto alle medie solite. Insomma, potremmo chiudere l’anno entro i 500 millimetri, il record minimo degli ultimi 30 anni. Sul filo dell’ambiente le cose vanno invece un po’ meglio sul fronte dell’inquinamento. Perché è vero che anche da noi hanno ricominciato ad impennarsi i livelli delle polveri sottili, il classico Pm10.

Ma perfino sulla centralina più critica, e che alla fine non conta a fini statistici, cioè quella di piazza della Repubblica siamo solo a 8 sforamenti in un anno, e 3 all’Acropoli. Lontanissimi da qualunque provvedimento di emergenza. E soprattutto da quelle città, tante con Torino in testa, che già avevano toccato il limite massimo dei 35 sforamenti, a cavallo di un’alta pressione in tutto simile alla nostra.