Il Vescovo proclama il Sinodo: "Rinnoviamo la chiesa aretina, al centro il laicato"

Mossa a sorpresa di Riccardo Fontana nella settima lettera pastorale. "Il mondo è cambiato, dobbiamo aggiornare il nostro essere comunità". Invito alla partecipazione e all'impegno

Il Vescovo Riccardo Fontana

Il Vescovo Riccardo Fontana

Arezzo, 28 agosto 2016 - Lo aveva preannunciato tante volte, ora il Vescovo rompe gli indugi. E ha deciso di proclamare il sinodo diocesano. Non c'è ancora una data ma accende il motore di un evento dal sapore quasi storico e attraverso il quale vuole ridisegnare la chiesa aretina del terzo millennio.

Lo fa con la sua settima Lettera Pastorale, per l’anniversario della Dedicazione della Cattedrale, il 27 agosto. Titolo della lettera “Va’, ripara la mia casa”. È convinzione di mons. Fontana che la Chiesa aretina, pur bellissima, abbia bisogno di restauro, come un antico edificio prezioso, pur segnato dal tempo. “Così come fecero i vescovi miei predecessori, è necessario convocare tutto il popolo, clero e laici, per ritrovare l’identità comune in cui tutti possano riconoscersi – ricorda mons. Fontana, sottolineando che “questa opera complessa potrà avvenire con un Sinodo Diocesano, se così parrà opportuno alla nostra comunità ecclesiale”.

Sinodo preceduto da una profonda analisi della chiesa aretina. Obiettivo? "Ridare attenzione alle realtà locali, anche a quelle più piccole, ma soprattutto ai laici che in genere sono propositivi, franchi e attratti dall’essenziale. Il coraggio del nuovo è necessario per costruire insieme un progetto identitario".

"Avanzare senza paura dentro il tempo di oggi, rifiutando i pregiudizi segnalati da Papa Francesco: “accidia egoista, pessimismo sterile, mondanità spirituale” dove le apparenze e la gloria per sé contano più della diffusione del Vangelo".

L'appello ai sacerdoti ("Per aiutare i nostri laici servono preti bravi, non importa quale passaporto abbiano, purché innamorati di Dio e pieni di amore verso la nostra gente"). E poi la centralità del laicato ("Deve imparare a fare la propria parte. Come le pietre per costruire un muro devono smussare le asperità e colmare i vuoti, ovvero lavorare sul proprio carattere e sulla propria vita interiore, per essere capaci di stare insieme con gli altri. Così anche ogni comunità, movimento, associazione deve fare lo stesso").

Lancia una prima analisi della trasformazione. "Negli ultimi decenni molte cose sono cambiate: la rivoluzione digitale, la globalizzazione, ed anche la popolazione aretina è cambiata. Papa Francesco dice che la paura di fronte al nuovo porta alla paralisi, ci allontana dagli altri, ci confina sul divano comodo dell’immobilismo. Chi invece vuole essere cristiano deve fare quello che Gesù chiese a San Francesco: “Va’, ripara la mia casa”.

Invita alla partecipazione, a "cambiare il “divano” con un paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate".  Terza parte I laici sono chiamati ad essere costruttori della città dell’uomo. Lo faranno se educati alla libertà e alla solidarietà. Per cambiare l’esistente, lo strumento più efficace è l’educazione. Abbiamo bisogno di educatori che siano anche testimoni credibili". "Abbiamo bisogno di un sinodo per rifissare tutti insieme le priorità, i modi e le presenze dentro il popolo di Dio e nella società, cominciando dalle nostre famiglie e dagli amici".