“Giorno del Ricordo”: monumento e spettacolo per non dimenticare la tragedia delle Foibe

Il monumento, che verrà scoperto alla cittadinanza sabato 10 febbraio alle 12

Foibe

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Arezzo, 8 febbraio 2018 - Presentate le iniziative promosse dal Comune di Arezzo per celebrare il “Giorno del Ricordo”. L’amministrazione, in seguito all’approvazione all’unanimità in Consiglio Comunale, l’8 maggio dello scorso anno, di un atto di indirizzo che invitava sindaco e giunta a realizzare il monumento Pietre della Memoria, presso Largo Martiri delle Foibe, ha stabilito di installare il monumento, a ricordo delle vittime delle Foibe e dell’esodo italiano dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, proprio in questo luogo cittadino, che con la toponomastica rievoca la tragedia che si è consumata tra il settembre del 1943 e il febbraio 1947.

Il monumento, che verrà scoperto alla cittadinanza sabato 10 febbraio alle 12, data in cui si celebra in tutta Italia Il “Giorno del Ricordo”, istituito dalla legge 92 del 30 marzo 2004, è stato realizzato dall’artista aretino Alessandro Marrone ed è stato donato alla città dal Comitato “Pietre della Memoria” e realizzato grazie anche al contributo di professionisti e imprenditori aretini, nonché dell’associazione nazionale “Venezia Giulia e Dalmazia” e della signora Italia Giacca. “La scultura rappresenta una raffigurazione che ricorda il modo truce con cui sono state giustiziate migliaia di persone gettate negli inghiottitoi carsici, le Foibe. Alla base si trova la riproduzione di un inghiottitoio, realizzato con la pietra carsica donata dal Comune di Trieste.

Pietra carsica che è un bene storico di primaria importanza in quanto proviene dalle zone del dramma delle Foibe e gli stessi Masegni fanno parte di piazza Unità d’Italia a Trieste e dei beni culturali italiani. Da una parte dell’inghiottitoio esce una serie di elementi di mattoni rossi scolpiti, che simboleggia il sangue versato dalle vittime che ha intriso per sempre la terra. Al centro ci sono dei volti, creati con fogli in acciaio inox, traforati con espressioni di terrore e sofferenza di uomini, donne e bambini legati a un filo di ferro che li trascina all’interno delle Foibe”. Così l’artista ha descritto il monumento. Inoltre, sempre sabato 10 febbraio, alle 21, il Comune di Arezzo ospita il recital “La cancellazione” di e con Paolo Bussagli, presso il Teatro Pietro Aretino. Il tema è quello della memoria e dei rischi che si presentano quando la stessa viene meno.

Ingresso libero. Si tratta di un accorato percorso oratoriale all’interno del dramma che ha colpito gli italiani dell’Adriatico orientale. Un percorso fra documenti storici e brani lirici, attraverso toni epici, drammatici e intimistici e che pone una domanda cruciale: è davvero possibile cancellare un popolo con una tradizione millenaria come quello degli italiani dell’Adriatico orientale? È possibile cancellare la loro esistenza, fisica, la loro cultura, la loro storia? Gli spettatori scoprono, lungo il percorso proposto, che non solo si è attuata una pulizia etnica ma, anche e soprattutto, che è stata scientemente perpetrata, per un tempo lunghissimo, una cancellazione della memoria, una negazione di ogni ricordo. E che questo è sempre e comunque il fine e la condizione di ogni pulizia etnica, di ogni opera di sterminio. Il monologo offre una ricostruzione puntuale degli eventi e una generale riflessione delle responsabilità storiche. I vecchi crimini di guerra (quelli degli anni ’40) e i nuovi crimini di guerra (quelli degli anni ’90, durante la guerra civile nella ex-Juguslavia) sono continuamente posti in relazione e il pubblico giunge a comprendere che laddove non vi è memoria il crimine tende a riproporsi.

Lo spettacolo è dedicato a un giovane croato di nome Dragan, vittima e carnefice del recente conflitto, morto dopo avere commesso cose orribili, perché le cose orribili accadute 50 anni prima non erano state condannate, perché i carnefici di un tempo non erano stati né imprigionati né riprovati moralmente e quindi il crimine di guerra era rimasto nella coscienza collettiva come un modo normale di risolvere la difficoltà nella dialettica politica e civile. Eppure, nello spettacolo, l’impresa del negazionista, l’impresa di “cancellare” la memoria, si mostra, infine, come un’impresa destinata al fallimento, perché la materia stessa ha memoria e si può ottenere una risposta alla domanda centrale: niente è perduto se la memoria è salva, niente è perduto finché la memoria viene trasmessa. La cultura istriana, la cultura dalmata, Fiume, Pola e Zara sono vive fino a quando le ricorderemo.