Fonti ex Etruria: più contatti con Unicredit ma non risultano interventi della Boschi

Da ambienti vicini all'ultimo Cda emergono trattative anche sui crediti deteriorati. Ma intanto prosegue la tempesta politica sul ruolo dell'allora ministro

Lorenzo Rosi e Pierluigi Boschi

Lorenzo Rosi e Pierluigi Boschi

Arezzo, 16 maggio 2017 - Federico Ghizzoni, il convitato di pietra del caso Boschi, l’ex amministratore delegato di Unicredit cui l’ex ministro delle riforme di Laterina si sarebbe rivolta per chiedere il salvataggio di Banca Etruria, dice che parlerà solo dinanzi al parlamento, magari alla commissione d’inchiesta sul sistema bancario che tutti, almeno a parole, invocano. Ma se deputati e senatori della commissione dovessero convocare Lorenzo Rosi, l’ultimo presidente di Bpel, lui cosa risponderebbe sulla questione che da una settimana quasi monopolizza il dibattito politico?

In fondo, per ammissione del suo stesso avvocato, Antonino Giunta, Rosi con Ghizzoni si è incontrato davvero, fra la fine di ottobre e i primi di novembre del 2014, tre mesi prima, più o meno, che Etruria affondasse definitivamente, commissariata da Banca d’Italia. Come l’ex Ad di Unicredit, anche l’ultimo presidente non parla in prima persona, ma fonti a lui vicine cercano di far luce sui punti ancora oscuri. Risultava, ad esempio, sempre da ambienti legati a Rosi, che l’incontro con Ghizzoni fosse il frutto di un’iniziativa di Mediobanca, all’epoca advisor per la ricerca di un partner indicato proprio da via Calamandrei.

Ma l’istituto che fu di Enrico Cuccia ha smentito seccamente: noi non ne sappiamo niente, se i due si videro lo hanno fatto di loro iniziativa, senza che noi fossimo coinvolti. Ora le fonti vicine a Rosi precisano: ci fu una lettera di Mediobanca diretta a tutti quelli che potevano essere interessati ad un’aggregazione con Bpel, non solo Unicredit ma anche Intesa, Monte dei Paschi e alcune grandi popolari.

Poi i singoli appuntamenti, come quello con Ghizzoni, furono fissati dallo studio legale che seguiva Etruria. Quanto all’interessamento di Maria Elena Boschi, di cui scrive nel suo libroFerruccio De Bortoli, gli ambienti legati all’ultimo presidente dicono di non saperne niente. Mai l’allora ministro avrebbe chiamato Rosi per parlargli di un suo intervento su Ghizzoni, mai lo avrebbe fatto anche per interposta persona, come il padre Pierluigi, che era ancora il vicepresidente legatissimo fra l’altro al numero uno.

Ma le solite fonti ufficiose spiegano anche che di colloqui fra Rosi e Ghizzoni ce ne furono più di uno, non solo quello nel grattacielo di Unicredit che va collocato in un periodo molto vicino all’anniversario di Unicredit del 4 novembre 2014, quando il ministro Boschi rappresentava il governo e che molte ricostruzioni indicano come il momento della richiesta di intervento all’ex Ad.

Perchè se Ghizzoni affidò il dossier alla sua responsabile delle strategie, Marina Natale, e lei gli suggerì di non farne niente, i contatti proseguirono su una seconda ipotesi: l’acquisto da parte di Unicredit di una parte dei 2,8 miliardi di deteriorati sotto il cui peso Etruria stava affondando. Uomini di Uccmb (Unicredit Credit Management Bank), la controllata che si occupava di Nplvennero fino ad Arezzo ad esaminare le partite di deteriorati di Bpel. In questo caso, sempre secondo le solite fonti, non ci fu mai un diniego esplicito a intervenire.

Più semplicemente si discusse fino a gennaio, poi tutto si perse nel ciclone del commissariamento, l’11 febbraio. Due giorni dopo, il 13, Uccmb sarà ceduta da Unicredit al fondo Fortress, specializzato in trattamento di Npl, di cui a più riprese si è sussurato un interessamento. Ma mai approdato a qualcosa di concreto.