Ex Etruria, liquidazione al direttore: Bronchi e Rosi verso il processo

Avviso di chiusura indagini per l'altro filone di bancarotta fraudolenta: possibile archiviazione per gli altri membri del consiglio, compreso Pier Luigi Boschi

LA PROTESTA IN PIAZZA_13378091_034811

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Arezzo, 22 settembre 2017 - Per una volta quelli che vanno verso il processo contano meno di coloro che restano fuori. Perchè è arrivato l’avviso di chiusura indagini per un altro dei filoni di bancarotta fraudolenta dell’infinito caso Etruria, relativo alla liquidazione dell’ex direttore generale Luca Bronchi, e i destinatari sono solo due: lo stesso ex Dg e l’ultimo presidente di Bpel Lorenzo Rosi.

A margine rimane tutto il resto dell’ultimo consiglio d’amministrazione, 13 nomi fra i quali uno spicca su tutti: Pierluigi Boschi, vicepresidente e soprattutto padre di Maria Elena, all’epoca ministro delle riforme ora potente sottosegretario alla presidenza del consiglio. La chiave, padre e figlia, del cortocircuito politico-mediatico che è passato alle cronache come la tempesta Etruria. Cosa succederà adesso dei 13 consiglieri (manca Giovanni Grazzini che sulla buonuscita si astenne)? Per loro non c’è ancora una richiesta di archiviazione.

Fonti di palazzo di giustizia lasciano intendere che la posizione di tutti deve ancora essere esaminata dal pool dei Pm coordinato dal procuratore capo Roberto Rossi. E tuttavia a questo punto pare da escludere che anche a loro possa essere contestata in un secondo momento la bancarotta fraudolenta. C’è la residua possibilità di una derubricazione del reato in bancarotta semplice, cioè colposa, ma lo scenario di gran lunga più probabile è quello che nel giro di qualche settimana arrivi davvero la richiesta di archiviazione, Boschi compreso, che a quel punto sarebbe vicino ad uscire indenne dalle inchieste su Etruria. E’ indagato, infatti, solo per la bancarotta della liquidazione Bronchi: fuori da quella sarebbe quasi fuori da tutto.

Dove il quasi è legato al verdetto del Gip: teoricamente, il giudice potrebbe correggere il pool (se davvero chiedesse l’archiviazione) e ordinare di formulare l’imputazione coatta. Boschi è ovviamente la figura di rilievo nazionale, ma a livello locale pesano anche gli altri nomi di quelli che sperano, fondatamente, di salvarsi dal processo: ci sono l’altro ex vicepresidente Alfredo Berni, sul quale peraltro pende una richiesta di rinvio a giudizio per il filone bis della bancarotta principale, Anna Lapini, presidente regionale e provinciale di Confcommercio, gli avvocati Alessandro Liberatori e Alessandro Benocci.

Si ritrovarono tutti indagati all’indomani della dichiarazione di fallimento della banca, l’11 febbraio 2016, in quello che fu il primo caso di bancarotta Etruria a finire nel mirino dei Pm: prima pagina dei giornali, compreso il nostro, perchè sotto accusa c’era anche Boschi. Il pool chiede anche il sequestro della liquidazione di Bronchi (1,2 milioni lordi, 700 mila netti).

Il Gip Anna Maria Lo Prete la concesse, riconoscendo che c’era una distrazione (all’ex Dg era stato concesso più di quanto gli spettasse a norma di contratto) e quindi una bancarotta ma correggendo parzialmente l’ipotesi d’accusa: responsabili, scrisse, sono soltanto i due condussero la trattativa in prima persona, quindi lo stesso Bronchi e Rosi. Tutti gli altri si sono trovati sul tavolo la pratica la mattina in cui si svolse il Cda (il 30 giugno 2014) e non hanno avuto modo di verificare le cifre.

Ora il pool fa propria l’impostazione del Gip Lo Prete e invia l’avviso di chiusura indagini solo a ex presidente ed ex direttore generale. Lo scenario d’accusa è chiaro: sono gli unici responsabili del reato più grave, la bancarotta fraudolenta derivante dalla maggiorazione della liquidazione. In 14 attendono col fiato sospeso: arriverà la richiesta di archiviazione che sospirano fin da quando il Gip mise le mani sul caso? Ed è inutile dire che uno aspetta più degli altri. Si chiama Pierluigi Boschi.