Etruria, la settimana più calda: è il nodo in Parlamento, duello Consob-Bankitalia?

Ripartono le audizioni ma oggi salta il primo nome forte: Apponi. Al centro la vendita delle subordinate

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Arezzo, 11 dicembre 2017 - Doveva essere il duello al sole della commissione banche: Consob e Bankitalia l’un contro l’altra armati sulla vigilanza del caso Etruria, così come se le erano date di santa ragione sulle popolari venete, Vicenza e Veneto Banca. Invece è tutto rinviato, perchè all’ultimo momento Angelo Apponi, direttore generale di Consob che doveva essere sentito oggi, si dà malato. Sarà sentito in un secondo momento ma sfuma il pepe della sfida con Carmelo Barbagallo, direttore della Vigilanza di via Nazionale, la cui audizione è confermata per domani.

Salta anche un altro pezzo forte della settimana, la testimonianza di Gianni Zonin, ex padre padrone di Pop Vicenza. Pure lui avanza un legittimo impedimento per venerdì, ma dichiarandosi disposto a essere ascoltato in un secondo momento. Il che non toglie che le sedute della commissione banche e in particolare le scintille su Etruria restino il pezzo forte del dibattito politico, una zuffa in cui tutti bastonano tutti, in un mischione in cui, come nei fumetti, si vedono soltanto mani e piedi che roteano.

Per adesso, dunque, non avremo la versione di Consob sulla questione caldissima delle subordinate azzerate, rinviata a giovedì quando toccherà al presidente Giuseppe Vegas, a meno che anche lui non sfugga al confronto. Aveva gli strumenti la commissione che sorveglia la borsa per impedire che i risparmiatori rimanessero con un mucchietto di carta straccia in mano? Fu chiara Bankitalia nel rappresentare a Consob la sua attività di controllo su Bpel ormai a un passo dal crac?

Il caso è complesso e non a caso è uno dei temi su cui continua a lavorare il pool dei Pm della procura, coordinati dal procuratore Roberto Rossi, pure lui coinvolto, senza colpe particolari, nel rissone della politica. Agli atti resta la comunicazione con la quale, il 6 dicembre 2013, Bankitalia trasmise a Consob il sunto della lettera al Cda del 3 dicembre sulla base della quale il governatore Ignazio Visco aveva sostanzialmente messo in mora Etruria: non siete più in grado di stare in piedi da soli, dovete aggregarvi a un istituto di «elevato standing».

Detto nel paludato linguaggio di via Nazionale, «La Popolare non è più in grado di percorrere in via autonoma la via del risanamento», «condizionata in modo irreversibile da vincoli economici, finanziari e patrimoniali che ne hanno di fatto ingessato l’attività». Quest'ultima frase nel sunto inviato a Consob non c’è, ma c’è la prima. Non era sufficiente a far scattare l’allarme, sia pure nell’ambito di una comunicazione che riduce della metà il testo della lettera di Visco? Tanto più che il 30 ottobre (ma la ricezione è del 5 dicembre) a Consob viene inviata anche la relazione degli ispettori di via Nazionale, che fra l’altro sollevano dubbi sui tassi di interessi delle subordinate, ancorati a quelli dei titoli di stato ma che non riflettono il vero stato della banca?

La commissione borse impose sì a Bpel di pubblicare un supplemento al bollettino Consob con i rilievi di Bankitalia, ma il testo arrivò nelle filiali solo il 23 dicembre 2013, alla vigilia di Natale, e dava appena due giorni, il 27 e 28, in pieno clima festivo, per attivare il recesso. Praticamente, non se ne accorse nessuno, la premessa della trappola per gli azzerati. La lettera di Visco diede il via anche a un altro capitolo al centro delle polemiche, quello delle trattative per l’aggregazione.

Si presentarono in due, Bper e Popolare Vicenza, ma poi rimase in campo solo quest’ultima. Fu effetto della moral suasion di Bankitalia? Via Nazionale lo ha sempre negato, per il procuratore Rossi è «strano» che si volesse favorire l’accordo fra due banche in pessime condizioni. Anche di questo dovrà parlare domani Barbagallo, la voce di Bankitalia, in attesa che fra una settimana tocchi direttamente a Visco.