Etruria, Consoli: "Io a Laterina a casa Boschi: ma lei rimase solo 15 minuti e non parlò"

L'ex Ad di Veneto Banca alla commissione. Scambio di opinioni con Pierluigi e Fornasari. Un anno dopo sempre con il babbo: gli chiesti di parlare con Renzi, non l'ho risentito

Consoli dopo la commissione banche

Consoli dopo la commissione banche

Arezzo, 16 dicembre 2017 - Maria Elena Boschi non l’aveva mai negato, con ciò confermando implicitamente che l’incontro c’era stato. Solo adesso, però, Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, finita nel crac come Etruria, racconta come andò quel giorno di marzo del 2014 nella villetta dei Boschi a Laterina: lui, il suo presidente Flavio Trinca, l’allora numero uno di Bpel Giuseppe Fornasari, papà Boschi e lei da appena un mese ministro, che rimase però solo 15 minuti senza mai parlare.

Parla, Consoli, davanti alla commissione banche e spiega che Veneto Banca aveva appena subito un’ispezione rovinosa di Bankitalia, al termine della quale gli era stato chiesto esplicitamente dagli uomini di via Nazionale di aggregarsi con Popolare Vicenza. Poichè sapevamo, spiega, che Etruria era nella stessa situazione, Trinca, che aveva rapporti di conoscenza con Fornasari, pensò di chiedere un incontro per sapere come si sarebbero comportati loro, se cioè pensassero di dare le dimissioni come stavamo ipotizzando noi.

L’appuntamento viene fissato e Consoli parte per Arezzo, insieme al suo presidente che gli fa balenare anche la possibilità di vedere il neoministro. Giunti in città, dice, fummo dirottati a Laterina dove c’erano Fornasari e Pierluigi Boschi ad attenderci. Cominciammo a parlare e dopo un po’ arrivò anche Maria Elena, che rimase appena un quarto d’ora, «senza proferire parola».

Da allora, ricorda l’ex Ad di Veneto Banca, coi Boschi non ci siamo più visti. In una sola circostanza ho riparlato al telefono col padre. E’ quasi un anno dopo ed è la famosa chiamata del 3 febbraio 2015, intercettata dalla procura di Roma che sta indagando su Consoli e i vertici della sua banca per aggiottaggio e ostacolo alla vigilanza. L’uomo forte della popolare veneta si sente prima con il direttore della sede fiorentina di Bankitalia, al quale chiede un aggancio per parlare col premier Matteo Renzi.

Lui gli consiglia di chiamare papà Boschi: «Sta in diretta col governo». Infatti, dopo poco Consoli telefona a un uomo con forte accento toscano (Boschi appunto) col quale si parla di riforma delle popolari e di contatto con Renzi. L’allora vicepresidente di Etruria promette che gli farà sapere in serata, ma secondo Consoli non ci saranno poi ulteriori passaggi. Sfuma tutto anche perchè otto giorni dopo, l’11 febbraio, Bpel viene commissariata.

La parte più sapida dell’audizione dell’ex amministratore delegata è tuttavia quella su Bankitalia. Siamo ai primi del 2014 e in Veneto Banca si presentano il direttore della vigilanza, Carmelo Barbagallo, il capo degli ispettori e il direttore della sede di Venezia. Barbagallo, racconta Consoli, chiese un incontro riservato con me, il presidente Trinca e il vicepresidente Franco Antiga, andando subito al punto: l’ispezione è andata male dovete aggregarvi con una banca di adeguato standing. Quale? Risposta secca: Popolare di Vicenza.

Un assist al Pd che ha sempre parlato di pressioni di Banca d’Italia per le fusioni. Infatti il capogruppo Matteo Orfini chiede di sentire il vicepresidente per avere conferma o smentita di quanto detto da Consoli. E per Etruria come andò? Gli ex vertici hanno sempre detto che la fusione con Vicenza era voluta da Bankitalia, ma un racconto così netto finora non c’è stato.