Etruria, 4 big al rito abbreviato e dura requisitoria: perché chiesti 27 rinvii a giudizio

Il Pm Claudiani punta il dito sui grandi crediti e sulla leggerezza con cui venivano concessi. E torna sul comitato ombra dei quattro big

Protesta Etruria

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Arezzo, 30 novembre 2017 - Il mdado è tratto. In quattro (tutti big) scelgono il rito abbreviato per difendersi dall’accusa di bancarotta sul crac Etruria, gli altri 27 invece aspettano di sapere se il giudice dell’udienza preliminare, Giampiero Borraccia, concorderà con le richieste di rinvio a giudizio arrivate ieri dal Pm d’aula Andrea Claudiani. Una requisitoria lunga tre ore e più, sul filo della memoria scritta che il procuratore capo Roberto Rossi aveva depositato una settimana fa, il cui tema portante era l’esistenza di un comitato ombra che avrebbe governato di fatto la banca aretina al tempo della presidenza Fornasari. Il documento, del resto, sarà al centro anche dell’audizione di cui stamani Rossi sarà protagonista dinanzi alla commissione parlamentare d’inchiesta.

Altra giornata caldissima per il caso, giudiziario e mediatico, della vecchia Bpel. Del governo informale di via Calamandrei, accusa Claudiani, forte della memoria scritta, della relazione Gatti, l’ispettore di Bankitalia, e del racconto della segretaria di presidenza e dell’ex consigliere Enrico Fazzini, facevano parte Fornasari, i suoi vice Giovanni Inghirami e Giorgio Guerrini, e il direttore generale dell’epoca Luca Bronchi. Si riuniva prima del Cda e sostanzialmente prendeva le decisioni, comprese quelle sui grandi finanziamenti, che poi in consiglio venivano solamente ratificate.

E sono proprio Fornasari e Bronchi due di quelli che scelgono il rito abbreviato, tra i cui vantaggi c’è lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Gli altri che optano per il giudizio allo stato degli atti (il nome tecnico) sono l’ex vicepresidente Alfredo Berni, ma sotto accusa per un credito a Energia Ambiente erogato quando era ancora direttore generale nel 2008, e l’ex consigliere Rossano Soldini, l’unico dei quattro imputato di bancarotta colposa e non fraudolenta.

Contro di loro il Pm Claudiani svolgerà una nuova requisitoria, direttamente con le richieste di pena, in coda al rito ordinario. Presumibilmente fra febbraio e marzo. Intanto, resta agli atti la durezza con cui il pubblico ministero si è espresso ieri nel ricostruire lo scenario della bancarotta. L’erogazione dei crediti, accusa, si svolgeva in base alle stime dei richiedenti, senza una vera e propria verifica interna.

Nel caso di Sacci, la società del cemento guidata da Augusto Federici, anche lui ex membro del Cda e imputato di bancarotta fraudolenta, una cinquantina di milioni sono stati concessi (e perduti) prendendo per buono un piano industriale mai oggetto di un controllo serio. Idem dicasi per altre maxi-sofferenze come quella della San Carlo Borromeo, il relais del guru Armando Verdiglione. E poi il caso più clamoroso di tutti, quello dello Yacht di Civitavecchia, con Claudiani che descrive le garanzie come un castello di carte.

Altri venti milioni e più gettati nella fornace. Insomma, un j’accuse che va avanti per un’intera mattinata e che sfocia appunto in una richiesta di rinvio a giudizio generalizzata. Prossima puntata al 24 gennaio, quando si tornerà ad affrontare il tema dei riti abbreviati. Poi toccherà agli avvocati difensori. Almeno una decina di audienze per arrivare alla decisione su chi va a processo e alla sentenza per i riti alternativi. A seguire un processo grandi numeri. Il caso Etruria non finisce più.