Droga, la retata infinita: un arresto ogni due giorni, quasi tutti migranti

Escalation nelle ultime settimane. La zona calda resta quella di Saione e del Pionta ma i controlli spingono la piccola criminalità anche verso strade vicine

L'intervento dei carabinieri

L'intervento dei carabinieri

Arezzo, 7 febbraio 2018 - Gli ultimi due arresti sono di lunedì pomeriggio, anello finale di una catena pressochè infinita, lunga tutto il mese di gennaio e più indietro, almeno fino allo scorso agosto, quando la mega-rissa di Saione scoppiò anche per motivi di droga. Quindici in manette dall’inizio dell’anno (più o meno uno ogni due giorni), un’altra ventina caduti nella trappola di polizia e carabinieri nello scorcio finale del 2017.

Tutti pusher, tutti protagonisti dello spaccio di strada, quasi tutti richiedenti asilo o comunque migranti, in gran parte provenienti dall’Africa profonda: Nigeria, Gambia, Senegal, Mali e paesi limitrofi. E’ la rivoluzione di un mercato della droga che è sempre più pervasivo e sempre più contiguo al resto del microcrimine. Micro, intendiamo, per come viene punito, non per l’allarme sociale che desta tra la gente, soprattutto nei quartieri più esposti, da Saione al Pionta, da Campo di Marte a un pezzo di centro compreso tra piazza del Popolo e Sant’Agostino, con le new entry di parti del Giotto (quella di via XXV aprile ai confini col parco) e Pescaiola.

Ormai è un vero e proprio duello quotidiano in cui le forze dell’ordine (la parte del leone la fanno i carabinieri, con i militari di quartiere della stazione) si contendono il territorio con una fauna d’immigrazione che è la schiuma di quanti sono (o erano) ospiti dei centri di accoglienza e sono poi entrati nel circuito dell’illegalità, quando non della semiclandestinità.

E’ un mondo che cambia e che rende più traumatici i giorni (e le notti) di una tranquilla città di provincia. Il paragone forse è ancora azzardato ma anche a Macerata, altro sonnolento (una volta) capoluogo dell’Italia profonda, è cominciata così, coi giardini pubblici trasformati in supermercato della droga ela richiesta ossessiva dell’elemosina per strada. Poi l’escalation dello spacciatore che fa a pezzi Pamela e dell’esaltato che spara per strada alle persone di colore, come in un’Alabama de noantri.

Qui il clima non sembra preludere a niente del genere, ma quando l’equilibrio è precario si fa presto a perdere la testa. E si fa presto anche a trovare chi giustifica l’ingiustificabile e la xenofobia. Certo è che nelle ultime settimane il ritmo degli arresti si è fatto sempre più incalzante. Un po’ è l’abilità di chi reprime, ma un po’ è il clima sociale che si appesantisce.

Non a caso le manette colpiscono di più nelle zone più a rischio di degrado. Basti dire che dei quindici arresti del 2018, due terzi nel triangolo Pionta-Campo di Marte-Saione: il parco assediato dai pusher e il quartiere-melting pot che è il più multietnico. Lunedì sera, ad esempio, è toccato a un senegalese pizzicato in via Vittorio Veneto con la classica dose di hashish.

Quasi l’esemplificazione di una tipologia: richiedente asilo, senza fissa dimora, nullafacente e con precedenti alle spalle, nonostante i suoi 22 anni appena. Più scafato ancora il nigeriano ventiquattrenne preso a Pescaiola, con ben 31 dosi di eroina e coca. L’ipotesi è che le retate continue al Pionta lo avessero spinto a cercare nuove zone di spaccio in un quartiere finora indenne. Oggi direttissima per entrambi. Ma i giudici hanno spesso le mani legate dal famigerato quinto comma della modica quantità, grazie al quale si torna fuori in un amen. E la giostra ricomincia. Fino a quando?