Martina, il 30 sarà nominato il perito. Babbo in aula: "Come averla sulle mie spalle"

L'udienza aggiornata a fine mese, allora l'incarico per la trascrizione delle inercettazioni degli accusati. I genitori della ragazza presenti anche oggi: "Vogliamo giustizia"

I giovani in questura e Martina

I giovani in questura e Martina

Arezzo, 24 maggio 2017 - Il 30 maggio il gup di Arezzo conferirà l'incarico ad un perito per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche tra i due giovani aretini indagati per la morte di Martina Rossi, la giovane genovese precipitata dal balcone di un albergo a Palma de Maiorca il 3 agosto del 2011. Per Alessandro Albertoni, 25 anni, studente universitario e Luca Vanneschi, 26 anni, piccolo imprenditore entrambi di Castiglion Fibocch,, l'accusa è di morte in conseguenza di altro reato e tentata violenza di gruppo, dalla quale Martina sarebbe sfuggita cadendo però dal balcone: secondo il pm Roberto Rossi, l'avrebbero indotta a scappare dalla camera dove i tre giovani si trovavano attraverso lo scavalcamento del balcone, finito con il tragico volo di sei metri.

L'udienza preliminare di stamani davanti al gup Piergiorgio Ponticelli è durata 20 minuti ed è stata aggiornata al 30 maggio. In aula, accompagnati dall'avvocato Luca Fanfani, erano presenti i genitori della studentessa ligure. «Sembrava che ci volesse più tempo invece il giudice ha deciso di andare avanti - ha commentato Bruno Rossi, il padre di Martina - adesso la speranza è forte come la voglia di capire e fare chiarezza. È stata una lunga battaglia. La voglia di giustizia caratterizza ormai la nostra vita, Martina per noi è sempre viva. Lei è sempre sulle mie spalle, come quando era piccola».

I difensori dei due giovani, Tiberio Baroni e Stefano Buricchi, stanno elaborando la strategia difensiva. La versione dei due aretini punta sul suicidio di Martina. Il 30 maggio il gup Ponticelli conferirà l'incarico per la trascrizione delle intercettazioni dopo la quale potrà svolgersi l'udienza per l'eventuale rinvio a giudizio, probabilmente a settembre.

Si sapeva: l'attenzione era già tutta per l’udienza che verrà dopo quella di oggi, ora fissata al 30 maggio. Lo scopo è chiaro: mettere il giudice nelle condizioni di valutare anche sulla base delle frasi che i due ragazzi e i due amici che erano con loro si scambiano a voce o per telefono, provare a dimostrargli che la versione dei fatti data dagli accusati non regge a una ricostruzione logica. In questa chiave quello che i giovani si dicono è fondamentale, anche perchè è l’unico modo per tentare di smontare una verità di cui gli imputati sono gli unici testimoni.

Loro raccontano che Martina, in preda a una crisi di nervi, si è buttata, ma le parole che si scambiano successivamente sono coerenti con questa ricostruzione? Bene, delle telefonate e degli sms con cui Alessandro e Luca (e anche Federico Basetti ed Enrico D’Antonio, i compagni di vacanza sotto processo a Genova per false dichiarazioni al Pm, La Nazione ha già scritto lunedì scorso.

Ma ci sono anche le intercettazioni ambientali raccolte da microfoni e telecamere puntati su Albertoni e Vanneschi mentre il 7 febbraio 2012 aspettano di essere interrogati in procura, a Genova. Di quel video Tv e giornali hanno già dato conto ma la procura lo vuole trascritto nelle carte. Lo studente suggerisce all’amico: «Digli che non hai sentito...magari che hai sentito un tonfo e poi hai visto una figura buttarsi di sotto».

Poi i due vengono separati, ma si tengono in contatto via sms: «Digli che nel letto eri terrorizzato - dice ancora Alessandro, il più scafato, a Luca - Combacia tutto, tranquillo. Digli che eravamo sul terrazzo, che siamo rientrati e che ti sei addormentato, che non hai capito. Ha cominciato a urlare, era impazzita». Che è più o meno quanto i due accusati hanno sempre dichiarato, sia in Spagna che in Italia.

Ma il dubbio che l’accusa vuol insinuare è evidente: se era andata davvero così, che bisogno c’era di una sorta di ripasso-suggerimento? C’è poi la frase più famosa di tutte, quella di Albertoni che uscendo dal colloquio in procura rassicura l’amico: «Tranquillo, non hanno parlato di violenza sessuale». Che senso aveva in un momento in cui lo stupro non era ancora tra le ipotesi investigative e nessuno ne aveva mai parlato?

Ovviamente, Alessandro e Luca hanno molte carte dalla loro parte. Dello scenario del procuratore Rossi non c’è alcuna prova, solo qualche tenue indizio che porta verso il drammatico tentativo di Martina di sfuggire allo stupro scavalcando il terrazzo della camera, salvo scivolare e precipitare. E c’è anche l’unica testimone oculare, la cameriera dell’albergo che non ha dubbi: «L’ho vista buttarsi».

I genitori della studentessa non ci credono: Bruno Rossi e la moglie Franca sono sempre stati convinti della colpevolezza dei due castiglionesi. Anche stamani per questo erano in aula. Ma della giustizia per Martina non vogliono perdersi niente, neppure le giornate apparentemente vuote.