Crisi grano: in arrivo il decreto per l’etichettatura di origine obbligatoria

Battaglia di Coldiretti a tutela del settore: con le speculazioni internazionali i prezzi sono tornati ai livelli di 30 anni fa

marcelli

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Arezzo, 6 ottobre 2016 - “Con l’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta si cambia direzione, nel senso della trasparenza dell’informazione ai consumatori, in una situazione in cui un pacco di penne o spaghetti su tre contiene prodotto straniero senza che il consumatore lo sappia”.

Sono parole del presidente di Coldiretti Toscana, Tulio Marcelli, che rilanciano quanto affermato dal presidente nazionale Roberto Moncalvo, a seguito dell’annuncio fatto dal premier Matteo Renzi “che si è impegnato – spiega ancora Marcelli -  a fare in modo che venga essere riconosciuta come Made in Italy la pasta fatta con grano italiano che non può più essere pagato come 20 anni fa”.
“Dopo il piano cerealicolo e i contratti di filiera che premiano l'origine nazionale del grano, quella dell’etichettatura obbligatoria dell’origine - sottolinea ancora Marcelli - diventa una necessità, per contrastare le speculazioni che nell’ultimo anno hanno provocato il crollo del prezzo del grano duro destinato alla pasta, che è praticamente dimezzato (-43 per cento) mentre si registra un calo del 19 per cento per quello del grano tenero destinato alla panificazione con i compensi degli agricoltori che sono tornati ai livelli di 30 anni fa”.
 
Il risultato è che oggi il grano duro per la pasta – spiegano i dati forniti da Coldiretti - viene pagato sotto i 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane è sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione e con un “crack” da 700 milioni di euro. In pericolo - precisa Coldiretti - non ci sono solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.
Un provvedimento come quello previsto per il grano sarebbe quindi fondamentale anche per gli agricoltori aretini: “L’arrivo di questo decreto sarebbe un grande successo – commenta infatti il direttore di Coldiretti Arezzo, Mario Rossi. - I nostri produttori, nel granaio della Valdichiana aretina, stanno combattendo ogni giorno per mantenere attiva la produzione di cereali, in particolare di grano, malgrado la crisi e la speculazione drammatica sui prezzi, e hanno bisogno di essere tutelati con la trasparenza: se tutti riportassero in etichetta l’origine faremo dei grandi passi in avanti nel contrastare i falsi che oggi sono i peggiori avversari dei produttori e dei consumatori”. “Quest’anno – spiega Rossi dati alla mano - il prezzo del grano è crollato, tornando indietro di quarant'anni: nel 1976 era pagato al produttore a 48mila lire, oggi appena 20 euro, l’anno scorso 30, una crisi che rischia di compromette il settore”.
 “Coldiretti è quindi scesa in campo a tutti i livelli per difendere il patrimonio agricolo – conclude il direttore Rossi – Il nostro è un grano garantito e certificato, ed esiste una filiera tutta toscana dal campo alla pasta. Dal 22 agosto, grazie al decreto del Ministero della Salute, c’è anche il divieto, per gli agricoltori italiani, di utilizzare il glifosate nelle coltivazioni in pre-raccolta. Il problema però rimane, perché il divieto non è esteso a quello importato, che arriva da nazioni dove ne fanno ampio uso. Per questo, è fondamentale l’etichetta di origine: per dare la possibilità al consumatore di poter conoscere e scegliere in modo consapevole il prodotto che compra”.
Da ricordare, infine, che l’Italia è il principale produttore europeo di grano duro destinato alla pasta con 4,8milioni di tonnellate su una superficie coltivata pari a circa 1,3milioni di ettari. Ma sono ben 2,3milioni le tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero e di queste, oltre la metà, per un totale di 1,2milioni, arrivano dal Canada. Solo nel primo semestre di quest’anno, le importazioni nella Penisola sono aumentate del 14% rispetto allo stesso periodo del 2015.