"Così mi hanno truffata per telefono": la mamma di un sindaco racconta

La testimonianza da Sestino. L'annuncio di un incidente, la richiesta di soldi, la concitazione, il portagioie con i gioielli. "Ognuno può cadere in trappola"

Gli anziani sono le vittime preferite dei truffatori (foto di repertorio)

Gli anziani sono le vittime preferite dei truffatori (foto di repertorio)

Arezzo, 18 novembre 2017 - Tutto era iniziato da un’impronta digitale. Lasciata un sedicente avvocato sul portagioie dell’ennesima vittima, prima di svuotarlo dei preziosi necessari a non far andare in galera il figlio per un fantomatico incidente automobilistico. «Ho in mano una questione da risolvere riguardante suo figlio». Iniziò così la telefonata truffa con la quale era stata incastrata la mamma settantatenne del sindaco di Sestino, Marco Renzi.

E’ lui a raccontarci quel giorno, la prima di settanta truffe, tra tentate e consumate, tra il novembre 2016 e il marzo 2017. L’intera banda di falsi carabinieri è stata bloccata per associazione a delinquere finalizzata alla truffa.

«Suo figlio ha fatto un incidente con un’auto straniera. E’ in caserma, lo deve aiutare». La mamma del sindaco di Sestino, sola in casa, è colta dal panico. «Per non farlo andare in galera deve corrispondere, velocemente, settemila euro» racconta Renzi. Ma la signora quella cifra in casa non ce l’ha. «Posso verificare in banca». Ma il tempo non c’è. Le chiedono di metter mano ai preziosi. «E poi chiami il 112 per verificare l’effettivo arresto del figlio», dice la voce femminile dall’altra parte del telefono.

Lei digita ma la cprnetta passa al presunto maresciallo Domenico Primo: «Per risolvere deve agire velocemente. Controlli se ha preziosi, poi li restituiremo», aggiunge. «A breve verrà da lei l’avvocato Brillante a prelevare soldi e oggetti di valore». Alla fine la donna tira fuori da un cassetto un portagioie. Lui lo prende in mano, lo svuota, ma su quel cofanetto rimangono, chiare, le sue impronte. «Il presunto avvocato Brillante è stato fermato dai carabinieri», sorride adesso Marco Renzi. «Il nostro racconto vorrei fosse un modo per mettere tutti in guardia, perché chiunque può cadere nella loro rete».