Consulenze Bpel, il nome di Boschi ai margini di una fattura: bancarotta, possibile novità

Si legge: «Non inserita in procedura come da accordi con Boschi e Cuccaro»: solo se risultasse trattarsi di un via libera al pagamento, potrebbe portare all'accusa peggiore per i due

La protesta dei risparmiatori di Banca Etruria

La protesta dei risparmiatori di Banca Etruria

Arezzo, 23 dicembre 2017 - Il boom delle consulenze in Etruria, oggetto d’inchiesta della procura di Arezzo, si arricchisce di un nuovo capitolo. Spunta una nota a margine in una proposta di delibera per il pagamento di due fatture alla società di consulenza Bain, totale 400mila euro. Vi si legge: «Non inserita in procedura come da accordi con Boschi e Cuccaro». Boschi è ovviamente Pierluigi, il padre della ministra Maria Elena, da poco vicepresidente della banca. Emanuele Cuccaro è invece il vice del dg Luca Bronchi.

Il documento è contenuto nell’informativa della Finanza che il procuratore Roberto Rossi ha inviato alla commissione banche. Fonti investigative ne confermano l’esattezza, si sta lavorando a interpretarne il significato: nel caso fosse un via libera dei due al pagamento, potrebbe trasformarsi in un’ipotesi di bancarotta a carico degli interessati, ma è ancora presto per dirlo. La proposta di delibera era stata inviata nel maggio 2014 dal dg Bronchi al cda, non è stato invece accertato di chi sia la nota manoscritta a margine del documento.

Quanto alla Bain, la consulenza è tra quelle più attenzionate dalla procura, vuoi per l’alta spesa complessiva (due milioni), vuoi perché il risultato è abbastanza scarno (pare, alcune slide). Le consulenze in Etruria si impennano fra il 2013 e il 2014, a cavallo degli ultimi due cda dell’istituto. Chiara la ricostruzione delle Fiamme Gialle inviata al pool dei pm che hanno aperto sul tema un filone con l’ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, per ora senza indagati.

Le cifre: ancora nel 2012 Bpel spende in consulenze 500mila euro, che diventano 15 milioni e forse più nei due anni successivi. Secondo i conti della Finanza, 5 milioni se ne vanno in spese per gli advisor: Kpmg, Lazard e Rothschild (quest’ultima centomila euro). Il resto finisce in altri tipi di consulenze, tra le quali Bain. L’indagine non è semplice e la Finanza distingue fra due tipi di consulenze: quelle decise dal dg (entro i 350mila euro) e quelle passate dal cda. Il punto è capire se e come una consulenza può trasformarsi in un’uscita ingiustificata di denaro e quindi in eventuale bancarotta, colposa o fraudolenta.

Circa Bain, va ancora ricordato che il servizio interno Audit segnalò a Bankitalia a fine 2014 che i pagamenti effettuati dall’ex dg potevano essere fuori autonomia, prevedendo il mandato di una trattativa e non la stipula del contratto.