Città alta, la trincea di via Cavour: strada degli antiquari integra ma in crisi

Prime chiusure e calo degli affari. "Tante città tutelano le strade storiche: occasioni perse, come il distretto antiquariale". E appello per tornare a coltivare un turismo di qualità

Gli antiquari di via Cavour

Gli antiquari di via Cavour

Arezzo, 27 aprile 2017 - E’ la nostra via Margutta e come l’originale soffre i colpi della crisi. Via Cavour, la strada degli antiquari, è integra, rispetto a quello che le succede intorno: ha perso pochissimi pezzi. Ma gli affari vanno a picco. «Almeno il 50% in meno» conferma Pierluigi Puglisi, uno dei protagonisti. «Ma poi il nostro è un settore che vive di episodi: anche se alla fine il sultano che arriva e compra tutto è più nelle favole che nella realtà».

E’ uno dei volti della città alta. Ancora difendibile? «Ho paura sia tardi – risponde un po’ amara Lia Vannucci, lì da anni prima con il marito Gianfranco Barbiera e poi da sola – in altri tempi ci sarebbero volute scelte coraggiose». Condivide l’uscita dell’Ascom su una frenata della gastronomia, «ma doveva arrivare anni fa». Lei sta per chiudere, uno degli scrigni di via Cavour al massimo arriverà fino ai primi di luglio. Però dovrebbe subentrare un altro antiquario.

«Sta anche alla coscienza nostra – riparte Puglisi – tutelare l’identità della strada: lo so, a volte una palanca in più ti fa accettare ogni proposta, ma non dovrebbe andare così». Anche se la tutela in questo campo se la aspetterebbero dall’alto.

«Ci sarebbero state tutte le condizioni – continua Lia Vannucci – per un distretto dell’antiquariato, avrebbe aiutato certe strade a mantenere la loro dignità nel tempo». Latte versato? Un po’ sì, soprattutto sul piano degli affari. «Continuo a resistere alla mia età ma da soli non ce la faremo»: parola di Artemio Buzzi, il veterano della strada ma negozio sempre aperto. «Possibile che si debba vivere solo a tavola? Basterebbero mostre continuative in San Francesco ma di quelle serie, dei nostri grandi autori».

La chiave secondo gli antiquari è semplice: c’è turismo e turismo. «Non tutti i turisti sono uguali – riparte Puglisi – perché dai pullman che si rovesciano qui per la piazza del gusto non c’è uno che compri o semplicemente si informi di un prezzo. Se crei eventi di respiro culturale tutto cambia».

Anche se poi è il primo a sottolineare come la realtà sia complessa. «Le nostre vetrine ribollono di grandi opere pittoriche legate al sacro: se i turisti, comunque benvenuti sia chiaro, vengono da altre aree del mondo e da altre culture, che se ne fanno di una Madonna con Bambino? Neanche si fermano». Una situazione complicata. «Perché sui mobili ha vinto Ikea, sul resto c’è una sensibilità artistica mai coltivata e non solo qui».

Certo tutti e tre sognano che via Cavour mantenga la sua identità. Intorno ai loro negozi ce ne sono altri di straordinario prestigio:da Luisa Buroni a Radicati, da Luca Raspini a Cantarelli e a Turini. Non ci sono kebab, non ci sono pizze a taglio. «In tante realtà vengono prese misure a protezione di strade storiche, un bene della città: solo qui il centro viene trascurato».

Negozi come trincea della cultura? «Un po’ – insiste Lia Vannucci – è così: dovreste vedere quando i bambini entrano nei nostri negozi, sgranano gli occhi come fossero favole. La tutela dei negozi storici dovrebbe essere nel dna di un centro storico». Una favola che perde pezzi. Su tutto regna la minaccia dello spopolamento, sta facendo della città alta un museo. Poi l’appello a rilanciare il turismo di qualità. Un vuoto si è aperto, quello di Perlini, formidabile collezionista ma soprattutto bibliofilo di livello nazionale.

La sua vetrina era un mondo che solo gli innamorati del settore riuscivano a leggere. Tutto il resto c’è ancora, comprese opere che farebbero la fortuna di grandi strade romane e fiorentine. Ma i tempi diventano stretti. E sullo sfondo c’è la crisi della Fiera. «I lunghi anni di vuoto promozionale – chiude Lia ricordando un cavallo di battaglia del marito – li stiamo scontando ora. E non sempre c’è una seconda occasione». Non sempre ma qualche volta sì. E loro restano a combattere nella trincea di via Cavour.