Cessione OroArezzo, Ceccarelli: "Evitiamo furbizie, i soci pubblici devono restare uniti"

Assessore regionale:ecco perché la soluzione merita approfondimenti. "Patto con Rimini sul turismo congressuale. Accordo buono ma migliorabile"

Vincenzo Ceccarelli

Vincenzo Ceccarelli

Arezzo, 20 gennaio 2017 - Qualcuno un po’ maligno dice che dietro la brusca frenata del governatore Enrico Rossi sul contratto per la cessione delle mostre orafe al colosso fieristico Rimini-Vicenza ci sia proprio lui, Vincenzo Ceccarelli, potente assessore regionale ai trasporti, da sempre in perfetta sintonia, anche politica, col suo numero uno. Il protagonista si schermisce («Ma vi pare che Rossi decida perchè glielo dico io?».), a dire la sua però stavolta non ci rinuncia. «Da aretino», spiega, «prima che da membro del governo regionale». E come sempre, quando parla, Ceccarelli non si limita a mandare segnali di fumo ma usa l’arma della chiarezza. Quello che decideremo, è la sostanza, lo decideremo tutti insieme, che nessuno pensi di fare il furbo e di scaricare sulla Regione responsabilità che sono comuni. Ma sentiamolo.

Assessore, stavolta avete usato la mano pesante. Il rinvio dell’assemblea è sostanzialmente il frutto della decisione che avevate preso in giunta regionale, a cominciare dal governatore. «Ho letto qualche interpretazione che mi è parsa fin troppo colorita. Sia chiaro che Rossi non ha sconfessato nessuno. Abbiamo solo preso atto del fatto che la questione meritava un ulteriore approfondimento. E mi sembra importante che il governatore in persona si preoccupi di un tema che come aretini ci riguarda così da vicino».

Bene, ma adesso che succede? «Semplicemente che le decisioni le prenderemo tutte insieme. Nessuno può pensare di nascondersi dietro la Regione, di dire che la Regione ha venduto le mostre orafe senza che gli altri fossero coinvolti. No, se una scelta in tal senso va fatta, lo dobbiamo fare mettendoci intorno al tavolo, ciascuno con le proprie responsabilità e affrontando tutti i temi sul tappeto. Compreso quello dell’Imu. Credo che Arezzo sia l’unica struttura in tutta Italia che la paga».

Tradotto dal politichese? «Penso che i grandi soci pubblici debbano essere tutti d’accordo. Quindi Regione, Comune, Provincia e Camera di Commercio. Devono presentarsi tutti in assemblea e votare alla stessa maniera. Domani non devono esserci fughe di responsabilità. Non pretendo l’unaninismo, ma quelli che hanno maggiori responsabilità devono remare dalla stessa parte».

Ma lei che ne pensa di questo accordo? «Che è ancora perfettibile. Io credo ad esempio che se si comincia a parlare con Rimini, non ci si deve limitare a discutere di oro. Si potrebbe affrontare anche il grande tema del turismo congressuale. Se ci lasciamo sfuggire un’occasione come questa, non so quando se ne ripresenterà un’altra. E poi va affrontato il problema del marchio».

Dica pure «Il governatore Rossi fa bene quando dice che bisogna pensarci prima di cederlo a cuor leggero. Non dobbiamo prendere decisioni affrettate. Servono garanzie precise. Chi ci dice che domani Ieg non voglia decidere di rinunciare a organizzare le mostre orafe ad Arezzo? E a quel punto che fa una città che vive di oro? Ecco perchè il marchio rappresenta una garanzia importante, che deve essere giocata al meglio».

In definitiva che ne pensa della trattativa condotta da Andrea Boldi? Aveva alternative? «Guardi, penso che nel complesso abbia fatto un buon lavoro, ma che tutto sia migliorabile e ampliabile. Ecco perchè pensarci bene prima di concludere è un approfondimento necessario. Poi, è possibile, magari probabile, che ci convinciamo tutti come a questa soluzione non ci siano alternative. E allora il voto sarà ancora più convinto»

di Salvatore Mannino