Cessione Oro Arezzo, si decide tutto in 15 giorni: accordo in bilico, Regione decisiva

L'assemblea dei soci slitta al 7 febbraio: le posizioni in campo, la strategia di Arezzo Fiere, le garanzie e i rischi dell'operazione

Andrea Boldi

Andrea Boldi

Arezzo, 20 gennaio 2017 - L'uovo di Colombo che risolve tutti i guai di Arezzo Fiere e anzi rilancia le mostre orafe di primavera e d’autunno, come lo presenta il presidente Andrea Boldi, oppure un’operazione dai contorni ancora non chiari, come teme il governatore Enrico Rossi che alla vigilia aveva imposto una brusca frenata? L’assemblea dei soci del polo fieristico aretino si scioglie senza aver risolto il dilemma del passaggio di Oro Arezzo e Gold Italy sotto l’egida del gigante fieristico Ieg (Italian Exhibition Group) e anzi rinviandolo al 7 febbraio. Sarà quella la data in cui si scozzeranno le carte una volta per tutte.

Allora non saranno ammesse defezioni come quelle della Regione e del Comune che all’assemblea di ieri non si sono presentati. Il colosso nato dalla fusione delle fiere di Rimini e Vicenza ha fretta, vuol rispettare i tempi del contratto sotto esame, che prevedono la chiusura entro il 15 febbraio. Altrimenti, potrebbe abbandonare il campo e rinunciare a prendersi la gestione delle due mostre orafe per un canone annuo intorno al milione di euro, più le spese di servizio e di personale.

Sarebbe la sconfitta più cocente per Boldi, che ieri ha difeso con passione l’accordo al quale ha lavorato negli ultimi mesi. Le sue dimissioni sarebbero inevitabili, come sarebbe probabile l’avvitamento della crisi finanziaria della sua società. Dalla sua parte il presidente ha gli industriali, le associazioni degli artigiani,la Confapi e anche la Camera di Commercio che da sola pesa per il 20% del capitale. In posizione decisamente più critiche Ascom e Coldiretti, che hanno votato contro nella giunta della Camera di Commercio precedente all’assemblea.

Ma non è detto che sia un no definitivo. In stand by appunto Regione e Comune (10% come la Provincia). Boldi si espone con decisione per l’accordo con Ieg: siamo al punto, dice, in cui dobbiamo scegliere fra la difesa dell’aretinità e l’ingresso in un circuito internazionale che presuppone la partecipazione a un grande network come quello con Rimini e Vicenza.

In Italia ci sono 40 enti fiera, ma la maggior parte sono troppo piccoli e in crisi. I veri player sul mercato sono rimasti 4: Milano, Ieg, Verona e Bologna. In tutta la Germania ce ne sono 8, non possiamo insistere col piccolo è bello. Anche perchè, è il sottinteso, i big player possono buttarti fuori dal mercato in qualsiasi momento: così il ruolo di Oro Arezzo e Gold Italy è garantito, se Ieg dovesse fissare appuntamenti in concorrenza nelle stesse date sarebbe l’inizio della fine.

Ora tocca soprattutto alla Regione decidere se seguire Boldi o mandarlo fuori giri. Difficile fare scelte strategiche contro il suo 41%. Dal canto loro, fonti vicine ad Arezzo Fiere chiariscono la strategia. In realtà, si spiega, dal contratto la società aretina ricaverebbe almeno due milioni l’anno, compresa la cessione servizi. Con quelli potrebbe progressivamente estinguere la montagna di debiti (4 milioni, soprattutto con Salini) residuo della realizzazione del Palaffari, mentre la gestione è già in attivo sia pure di soli 14 mila euro.

Al 2021, Arezzo Fiere arriverebbe ripulita dagli oneri finanziari e avanzerebbero anche i soldi per espandersi in altri settori, ad esempio riacquistando il Forum Risk di Vasco Giannotti, quest’anno emigrato a Firenze. Diventerebbe il perno dell’attività insieme ad Agri&tour, mentre le mostre orafe sarebbero lanciate in un circuito di valorizzazione più ampio, che proseguirebbe dopo il 2021 con il subentro definitivo di Ieg: 4,4 milioni una tantum e 250 mila euro l’anno di cessione servizi. Sogni o realtà? La risposta all’assemblea del 7 febbraio. Quello sì che è un passaggio decisivo.

di Salvatore Mannino