Boldi: "Gold Italy meglio di Hong Kong". E salgono gli ordinativi

Tra i buyers il gigante Malabar, secondo nel mondo solo a Tiffany

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Arezzo, 24 ottobre 2016 - Magari non è l’evento risolutivo per il settore, ma il Gold Italy che ha chiuso ieri i battenti ha già ottenuto un risultato: quello di far sorridere gli operatori molto più delle Fiere di Vicenza, Istanbul e Hong Kong. Parola di Andrea Boldi, presidente di Arezzo Fiere, che spiega così il successo della manifestazione: «Intanto partiamo dal presupposto che c’erano sicuramente minori attese su questa manifestazione rispetto alle altre in calendario. Credo, comunque, che la miglior riuscita di Gold Italy sia dovuta principalmente al fatto che un mese fa il mercato scontava maggiori incertezze mentre adesso si colgono i primissimi segnali di ripresa e questo ha giorcato a nostro favore».

In pratica la Fiera è arrivata in un momento in cui è tornata a riaffacciarsi un pizzico di fiducia sui mercati e gli operatori hanno dimostrato una maggiore dinamicità. Inoltre, dato non trascurabile, siamo a ridosso del Natale». Infatti, precisa ancora Boldi, sono andate molto bene le proposte «cash and carry», gli acquisti sul pronto, e anche gli ordinativi hanno avuto un andamento soddisfacente: «I buyers hanno accettato di muoversi per attingere al bacino della produzione italiana, vuol dire che nel mercato orafo mondiale si scommette ancora sul made in Italy. Ormai riscontriamo da qualche tempo che non si è andato a restringere il volume d’affari sulla gamma alta di produzione ma su quella più bassa per questo, ad esempio, è più sofferente la Cina che preferisce prodotti basici. Gli americani, invece, hanno dimostrato ancora una volta una grande vivacità nell’approccio». Ma è sempre il mercato arabo quello al quale si guarda con attenzione: «Nonostante il momento difficile – conclude Boldi – erano presenti tutti i maggiori buyer degli Emirati, fatta eccezione per due defezioni dell’ultima ora. Molto bene la presenza di nuovi acquirenti, quelli provenienti dall’Arabia Saudita, dal Kuwait e in generale dagli altri mercati che prima si approvvigionavano tramite gli Emirati e che adesso sono arrivati in prima persona. Interessante, poi, la presenza degli indiani».

Ttra qiesti Malabar, uno dei maggiori rivenditori indiani di metalli preziosi e diamanti secondo solo a Tiffany. I rivenditori sono rimasti in Fiera tre giorni e, anche se non è dato sapere quale sia stato l’impegno in concreto, si sa la delegazione è rimasta affascinata dalle proposte in esposizione. In particolare, sembra che le teche con le fedi Unoaerre abbiano colpito moltissimo l’attenzione degli ospiti indiani anche da un punto di vista visivo. Perché quando si parla di originalità, design e moda, gli italiani non sono secondi a nessuno.