Blitz al caveau, caccia ai superladri: polizia al lavoro sui pochi indizi nel cunicolo

Attrezzi, impalcature, i lavori di scavo ed eventuali residui "invisibili" che consentano di individuarne il Dna: ma sarà un'indagine dai tempi lunghi

La polizia scientifica in azione

La polizia scientifica in azione

Arezzo, 24 aprile 2017 - Allal Mobile la prendono con filosofia. Con l’esperienza dei loro migliori investigatori sanno che la caccia ai topi dell’oro, la banda che ha sfiorato il colpo del secolo a Banca Etruria, non è questione di ore e neppure di giorni. A meno di un colpo di fortuna che per ora non c’è stato. No, i superprofessionisti del «buco» non hanno lasciato tracce apparenti: non un’impronta negli attrezzi da lavoro con i quali hanno scavato un cunicolo di 20-30 metri dal Castro fino al sotterraneo della sala conta, anticamera del caveau, non una goccia di sangue.

Può darsi, ma non è neppure troppo probabile visto che siamo di fronte ad artisti del crimine, che sia rimasta una goccia di sudore o un residuo di saliva, magari su una cicca. Reperti dai quali ricavare un Dna. Ma per quello ci vorrà tempo. Settimane, forse mesi. Ecco perchè gli inquirenti parlano di un’«indagine a lungo termine».

Del resto, quando si braccano i criminali funziona così. A volte, è il caso del sanguinario Igor di Budrio, si va di corsa, con i rastrellamenti a largo raggio che impegnano migliaia di uomini, a volte bisogna armarsi di pazienza e sperare che l’avversario abbia commesso un passo falso. Successe così anche con la Salp, l’altro colpo del secolo dell’8 marzo 2011: 3 milioni in gioielli portati via sfondando la parete di una fabbrica e bloccando un intero paese.

Anche allora pareva che i banditi fossero svaniti come fantasmi e invece la stessa squadra mobile e i carabinieri arrivarono a capo del caso. Anche allora si favoleggiò di una banda paramilitare, di ex soldati dell’est, e invece era una gang di malviventi della zona di Andria e Trani.

di Salvatore Mannino

Ecco perchè è bene andarci piano con i salti di fantasia, con gli scenari mitologici delle bande internazionali piovute all’imboccatura del Castro da chissà dove. Perchè poi può essere benissimo che sia delinquenza comune dal cui seno sono usciti in quattro-sei-dieci (vai a capire quanti) capaci di inventarsi un raid da leggenda. Le indagini dunque saranno questione di metodo e di meticolosità nel non trascurare nemmeno il particolare più insignificante.

L’anello che non tiene per arrivare ai colpevole può essere dovunque. Si riparte da quello che la banda ha lasciato: gli attrezzi da lavoro e l’impalcatura ritrovata nel sotterraneo di Banca Etruria. Già pronta per sfondare il pavimento e irrompere alle soglie del caveau. Poi, per la fortuna di Bpel e per la iella dei topi dell’oro, è andata in un’altra maniera.