Bancarotta bis Etruria: "Crediti facili, processate 26 big". Personaggi, nomi, curiosità

Tre le archiviazioni, sindaci revisori derubricati in bancarotta semplice, per gli altri è fraudolenta

Protesta degli azzerati

Protesta degli azzerati

Arezzo, 27 luglio 2017 - Mai scadenza fu più attesa e annunciata. E infatti puntualmente arriva la richiesta di rinvio a giudizio per la bancarotta bis di Etruria. Firmata dai Pm del pool coordinato dal procuratore capo Roberto Rossi il 13 luglio ma solo adesso trasmessa all’ufficio Gip.

La grande novità rispetto all’avviso di chiusura indagini di metà maggio è la derubricazione della posizione dei sindaci revisori, che erano stati coinvolti in pieno nella bancarotta fraudolenta e che invece adesso si vedono ridimensionare il reato nell’ipotesi colposa. Escono di scena poi tre personaggi minori nello scenario accusatorio, tutti dirigenti o ex di Bpel: Donato Neri e Aldo Calvani, entrambi difesi da Luca Fanfani che vede premiata la sua strategia di accettare l’interrogatorio con i Pm, e Cesare Bircolotti, ex vicedirettore generale, ora consigliere comunale.

Tutti e tre non figurano nella richiesta di rinvio a giudizio, il che prelude a una prossima proposta di archiviazione. Che, ahiloro, resta un sogno per gli otto cui viene ribadita l’accusa di bancarotta fraudolenta e per i 10 (più gli 8 sindaci) cui tocca ancora l’ipotesi colposa, più leggera ma sempre fastidiosa. Loro dovranno affrontare l’udienza preliminare e, se del caso, il processo.

Fra tutti spicca, perchè fino a maggio non era stato lambito dalle inchieste sul crac, l’ultimo vicepresidente vicario Alfredo Berni, nel mirino però per alcuni finanziamenti concessi quando era direttore generale, prima del 2008.

Il personaggio centrale di questa indagine bis resta tuttavia il finanziere trentino Alberto Rigotti, l’uomo che col suo voto determinò il ribaltone fra il vecchio padre-padrone Elio Faralli e Giuseppe Fornasari nel drammatico Cda del maggio 2009. Per come era arrivato ad esprimere quel voto, per come cioè era riuscito a sanare una sconfinamentoche avrebbe dovuto impedirgli di partecipare alla riunione, Rigotti era già accusato di bancarotta fraudolenta nella prima indagine.

Ora gli tocca la seconda puntata per il ruolo di regista che i Pm gli attribuiscono in una quarantina di milioni di crediti: una ventina che riguardano direttamente la sua Abm Merchant, 6 che andarono ad alleggerire i conti periclitanti di Energia Ambiente, società del gruppo Saico, e una dozzina destinati a Intermedia, la nuova avventura finanziaria di Giovanni Consorte, ex Ad di Unipol quando lanciò la scalata a Bnl. Sia in Intermedia che in Energia Ambiente Rigotti aveva quote di partecipazione intorno al 20 per cento, il che induce il pool della procura ad addossargli otto capitoli di bancarotta fraudolenta.

Il sistema dei Pm è sempre il solito, spacchettamento delle lettere dei capi di imputazione in 1 (bancarotta fraudolenta) e 2 (semplice, ovverosia colposa). A Berni vengono contestati i capi J e Y1, relativi al crediti ad Energia Ambiente, all’ex direttore generale Bronchi il J e l’X1, sempre riguardanti la società ex Saico. Insieme alW sui fidi a Intermedia, ijn compagnia dei dirigenti Piero Burzi e Federico Baiocchi Di Silvetri. La sigla di Consorte è fatale anche a Fornasari e ai suoi ex vice Giovanni Inghirami e Natalino Guerrini.

Quanto agli ex sindaci revisori, a cominciare dal presidente del tempo Massimo Tezzon, già segretario di Consob (un altro che si è fatto interrogare), il pool ridimensiona il loro ruolo: non ebbero un ruolo centrale per la ridotta capacità di controllo, il loro reato è solo colposo. Sia in questa bancarotta bis che nei capi di imputazione del primo filone, dallo Yacht di Civitavecchia alla San Carlo Borromeo, dalla Sacci alla High Facing.

Per tutti si profila un’udienza preliminare ponte a settembre. Lì la procura chiederà formalmente di riunificare i due procedimenti nell’appuntamento chiave già fissato per il 12 ottobre. E allora si comincerà a capire davvero chi c’entra col crack Etruria e con quali colpe.