Ato, un'altra bufera: "Sottomesso a Corti", così il Gip ritrae il nuovo direttore Tacconi

"Era lo schermo per decisioni e pagamenti": nessun reato gli viene ascritto ma lo descrive come appeso alla volontà dell'ex direttore indagato

Il nuovo direttore Tacconi

Il nuovo direttore Tacconi

Arezzo, 13 novembre 2016 - Per i sindaci che lo hanno votato all’unanimità nell’assemblea dell’Ato dei rifiuti è il traghettatore giusto per portare la nave fuori dalle secche in cui l’ha incagliata lo scandalo della gara d’appalto «truccata» e l’arresto del direttore generale Andrea Corti, ai domiciliari per corruzione, induzione alla corruzione e turbativa d’asta. Ma secondo il Gip Matteo Zanobini il ritratto dell’ingegner Enzo Tacconi, 40 anni, aretino di Bibbiena, da venerdì pomeriggio direttore pro-tempore, è assai meno rassicurante, quasi al vetriolo: quello di un uomo di assoluta fiducia di Corti, nella manica del dirigente del quale adesso l’assemblea dei sindaci chiede le dimissioni o la revoca.

Intendiamoci: Tacconi non è accusato di alcun reato. Nè tantomeno indagato. Lui non ha avuto alcun ruolo attivo nella corruzione e nella turbativa d’asta, se ci sono state. E tuttavia, il giudice che ha disposto la custodia cautelare per il direttore generale e l’interdizione dell’amministratore delegato di Sei Toscana, Eros Organni, non è tenero con l’ingegnere aretino appena nominato.

«La gratitudine verso il professore con cui si era laureato (Corti Ndr), che l’aveva introdotto nel settore pubblico agevolando la sua assunzione - scrive nell’ordinanza a pagina 31 - spiega la totale sottomissione del Tacconi alle volontà del Corti». E ancora, sempre secondo il Gip, il direttore generale agli arresti avrebbe «diretto» quello che ora è il suo successore «in modo continuativo, usandolo come schermo per dare veste di correttezza formale alle decisioni adottate nella gara d’appalto ed ai pagamenti che si era auto-attribuito».

Parole pesanti, che fanno di Tacconi, responsabile unico del procedimento nell’Ato guidato da Corti, una figura in balia di chi lo ha preceduto. Il perchè il giudice Zanobini lo spiega citando alcuni brani delle sommarie informazioni testimoniali rese dall’ingegnere aretino nel corso delle indagini preliminari, verbale che il magistrato definisce «tranciante».

«Ho svolto - dice Tacconi - solo ed esclusivamente attività di natura prettamente operativa ed esecutiva...il direttore mi dava le istruzioni e io le eseguivo, così come è sempre avvenuto anche con riguardo al bando di gara». E ancora: «Io sono ingegnere e nulla so sulle questioni giuridiche perchè non attengono alla mia competenza. Per quanto riguarda la lettera che ora mi viene mostrata a mia firma del 3/12/2013 diretta all’ingegner Andrea Corti e riguardante il dettaglio di alcuni pagamenti di sua spettanza, intendo ribadire che la mia funzione è sempre stata operativa e che non ho preso alcuna decisione al riguardo, ma mi sono attenuto su richiesta del direttore a dare seguito a quanto previsto nella documentazione che allego».

Insomma, pur estraneo ai presunti reati di Corti, Tacconi metteva la firma sui pagamenti al vecchio direttore per come lui stesso gli dava disposizione di fare: «Il dottor Corti mi informava che...egli aveva diritto ad alcune competenze, che io ho calcolato su indicazioni del dottor Corti medesimo e di tali calcoli ho sicuramente parlatocon il Corti stesso prima di mandargli la lettera». Ecco allora l’ingegnere che precisa: «Eseguivo ma non ho mai chiesto che mi venissero mostrate le pezze giustificative perchè non era mio compito». Naturalmente il vecchio direttore incassava. Se poi fosse corruzione, come ritiene il Pm, dovrà essere il tribunale a deciderlo.

di Salvatore Mannino